Come diventare migliori

Che fatica quest’anno, e il bilancio 2020 potrebbe terminarsi qui.
Ma: abbiamo avuto tempo e materiale per farci molte domande, e quindi: proviamo a rispondere a qualcuna in maniera più approfondita. Almeno per capire come abbiamo fatto a reggere a un anno di cambiamenti così drastici, e nel frattempo raccontarvi un po’ di fatti miei.

Quando in questi giorni mi chiedono “Come stai?”, io rispondo sempre “Sono esausta”: non ne posso più degli obblighi, mentre insieme palleggio con un’incertezza universale e assecondo pure l’attitudine a realizzare progetti enormi. Chi sa: fossi stata meno ambiziosa e ansiosa forse questo anno avrebbe lasciato meno il segno. Sarebbe stata una parentesi, e invece no: è stato l’anno in cui è servito ripensare tutto. Ma, aggiungo: ripensare nel bene.

Cosa c’è di peggio di una pandemia?

Sono morte milioni di persone. Abbiamo trascorso centinaia di ore da soli. Abbiamo perso lavori, abbracci, progetti. Abbiamo smesso di viaggiare. Intorno a noi si sono ammalati parenti, amici, vicini di casa. Anche noi, magari, e ancora adesso non stiamo benissimo. Abbiamo comprato mascherine di stoffa, di carta, le abbiamo persino fatte in casa.
Tutti, e dico tutti, almeno una volta quest’anno abbiamo toccato con mano sconforto, disperazione, cupezza. I più fortunati hanno chiesto aiuto, o già lo avevano.
È stato un anno orribile per il mondo, e quindi: anche per noi?
La risposta, come spesso accade, è: dipende.

Ripensare sé stessi

Una pandemia è una pandemia, e poi ci siamo noi, in mezzo a una pandemia, nel momento storico e personale in cui questa pandemia accade: questa tempesta ha toccato bambini di cinque anni, adolescenti, trentenni appena conviventi, coppie sul punto di divorziare, i nostri genitori. Ha toccato noi, e ognuno di noi ha degli strumenti diversi: il 2020 mi ha trovato al terzo anno di psicoterapia, nel primo anno di una nuova storia d’amore, in una casa che ho arredato con gioia, e un lavoro con dei frutti raccolti. Non malissimo, quindi, e infatti: avevo tante risorse per far fronte ai cambiamenti.
Perché di fatto il Covid-19 ci ha obbligato al cambiamento: di abitudini, di prospettive, di relazioni. E le risorse, l’età, l’approccio che hai modificano molto il modo in cui osteggi o favorisci il cambiamento.

Ripensare il lavoro

Questo è stato l’anno che ricorderò dal punto di vista lavorativo per 4 cose

  1. I miei corsi sulla comunicazione food: 130 iscritti per 2 corsi, in diverse edizioni, di cui molti hanno seguito entrambi.
    Sono stati il primo passaggio verso le Food Masterclass, 8 nuovi corsi sulla comunicazione food di cui alcuni tenuti da professioniste del settore: ho inventato una risorsa lavorativa che non avevo, da zero, e ne avevo parlato qui.
  2. Un incremento dei lavori come influencer.
    Lo avevo messo nel business plan alla fine del 2019 come postilla ipotetica, nel 2020 è diventata una necessità e una serie di fortunate collaborazioni: Widiba, Gerard’s Cosmetics, Boiron, Ursini, Simone Perele, Action Aid, Cirio. Collaborazioni, lo dico, svolte molto con il coinvolgimento della community, sempre nell’ottica di dare qualcosa di utile, o un godevole intrattenimento. Obiettivo 2021: crescere ancora di più con collaborazioni a lungo termine. Quando mi piace qualcosa, infatti, vorrei usarlo per sempre con fedeltà.
  3. I reading.
    Eh sì: ho tenuto dei reading senza aver mai fatto un reading. Uno alla Holden, l’altro per Raccolti Festival. Entrambi avevano Lingua, il mio podcast per Storytel, come punto di partenza: il resto è stata una scrittura fatta di testi altrui, storie, ricordi, punti di vista, sempre e di nuovo sul cibo. Ecco: di questi vorrei farne decine e decine. Stare su un palco e vedere le persone emozionarsi: cari artisti, io vi capisco. Che potere incredibile.
  4. Gli articoli su di me, gli articoli che ho scritto.
    Il 2020 è stato l’anno in cui sono finita nell’inserto di Cook del Corriere della Sera e sul Wall Street Journal, per meriti di podcast e di rete.
    Poi ho scritto questo articolo su Torino, che è diventato nel giro di poche settimane l’articolo più letto del mio blog e per cui ho ricevuto centinaia tra commenti e messaggi. Tutti positivi, di spunti, di solidarietà, tranne un paio di chi proprio non riesce a vedere da fuori la propria condizione di persona privilegiata: mi è servito molto dire le cose a modo mio, perché è stata una delle cose che mi hanno fatto fare “clic”.

Ripensare l’amore

Nel 2019 stavo proprio bene da sola, e poi è arrivato il mio fidanzato: non voglio fare un post sull’amore adulto, perché ci vorrebbero ore. Ma ecco: la lezione più grande è che se le cose funzionano, o non funzionano, non è perché si è giusti o si è sbagliati. Si è quel che si è: il resto è lavoro condiviso, se si ha il cuore, l’onestà e il desiderio di far crescere qualcosa volendosi bene.

Poi: il 2020 è stato l’anno in cui ho festeggiato i miei 40 anni con delle amiche belle e solide e presenti e super. Cuori felici, in tutta Italia.

Ripensare i viaggi

Fremo per viaggiare di nuovo, eppure guardo indietro e vedo: Varigotti, Roma, l’Isola d’Elba, il Friuli, la Slovenia, tutto il Piemonte, Amalfi. Sembra poco, è tantissimo.

Per il 2021: scaricarsi

Per tutto quello che abbiamo perso, per tutto quello che abbiamo cambiato, per le persone che non vediamo da troppo tempo, per quelle che non rivedremo più: è stato un anno in cui ripensarsi è stato obbligatorio, da ogni punto di vista.
Ruoli, aspettative, impegni, scadenze: tutto quello che poteva cambiare, è cambiato. E se vedo una direzione comune in tutte le cose che sono cambiate nella mia vita, è questa: tenere il timone senza conoscere il 100% della superficie su cui ti muovi.

I ruoli sono dei grandi amici nei nostri viaggi incerti: assumiamo atteggiamenti, compriamo abiti e oggetti, ci circondiamo di persone, sfruttiamo dei linguaggi per indicare il nostro posto nel mondo.

Siamo lì, facciamo questo, e stiamo andando di là.

Sembra tutto certo, finché non diventa incerto.
Siamo perfetti meccanismi a molla caricati su anni di abitudini, e funzioniamo finché qualcosa non si inceppa.
La cosa migliore che ho fatto è stata scaricare me stessa dalle aspettative: di professionista, fidanzata, influencer e pure cuoca. Ho avuto paura, preoccupazioni, resistenze, ma sono andata avanti a fare le cose a modo mio, senza chiedermi ogni giorno chi volessi essere, ma accompagnando con benevolenza chi sono.

Buon viaggio

Ogni anno rivedo il business plan e non lo seguo mai fino in fondo. Ogni anno provo a fare un piano editoriale per il blog, e non lo completo mai. Ogni anno mi dico “quest’anno investo sulla SEO”, e me ne dimentico sempre. Ogni anno mi dico che farò delle cose per diventare migliore, e poi miglioro anche senza averle fatte.
Per il prossimo anno vi auguro di invertire i ruoli: prima voi, poi tutto il resto.
Prima l’incertezza, e poi la costruzione.
Prima i desideri, e poi i ruoli.
Prima i bisogni, e poi gli impegni.
Prima la leggerezza, e poi i bagagli.
Buone feste a tutti.

Cosa mi auguravo gli anni scorsi?

[Photo by Andrew Neel on Unsplash]

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Ci sono 2 commenti

  1. Grazie Mariachiara, hai riassunto benissimo una parte anche del mio 2020. Abbiamo molte cose in comune e vedo in te la donna sicura che vorrei essere in questo 2021. Ci auguro più leggerezza.

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