Ora, chi è questo cugino?
Questo post non sbandiera nessun legame di parentela taciuto né pretende di acquisirne altri «carrambando» consanguinei lontani.
No, qui si parla di servizio.
Servizio nei locali, che siano bar, trattorie o ristoranti sciccosissimi. Annidato nelle pecche del servizio sta Il cugino, il quale ne è il più glorioso rappresentante: si muove goffamente, sbaglia gli ordini, non sa come gestire le priorità, è assolutamente a digiuno di qualsivoglia dote colloquiale.
Un «vero» cugino esiste davvero, ci ha servito in uno dei locali che frequentavamo assiduamente a Bologna: assunto perché probabilmente parente di uno dei gestori, e pertanto non licenziabile, quest’uomo riassume tutte le più evidenti caratteristiche del cattivo servizio, e pertanto merita di nominare tutta la categoria di quelli come lui. I veri cugini non sono svogliati o cattivi, ma semplicemente non sanno cosa fare, e allora si comportano così:
(Seguono episodi realmente accaduti)
- In una sala semivuota dove si cena a lume di candela, lui accende la nostra e dalla nostra fiamma accende tutte le altre (tenendoci compagnia per dieci buoni minuti).
- Ci porta dell’acqua e della Coca Cola con due bicchieri e ci chiede: «mica volete altri bicchieri»?
- In un locale dove servivano focaccia come appetizer, di fronte alle nostre proteste per la seconda focaccia, lui ci guarda sprezzante e ci dice: «se avete fame, mangiate».
- In una degustazione di formaggi, lui le presenta come «some cheese with some marmelades».
- Ci porta i menu per scegliere il dessert, e mentre Fabrizio è alla toilette, mi si avvicina e mi chiede: «hai deciso?».
- Ordiniamo degli spaghetti con granseola, e lui perentorio afferma: «se non c’è la granseola vi porto lo scoglio che è più o meno la stessa cosa».
- Ci avverte: «ragazzi, le posate sono d’argento, ma suona l’allarme se escono dal locale».
- Porta i primi piatti in differita e mi ordina: «tu intanto mangia».
- Serve i secondi e ci indica il cameriere di sala che «verrà a spiegarvi le cose».
- Versa la birra dalla bottiglia quasi vuota nei bicchieri per finirla e portarla via.
- Utilizza il nostro tavolo come base di appoggio per i menu da distribuire in sala.
- Chiede cosa vuol dire «sbeccati» quando chiediamo di cambiare i bicchieri perché sono, appunto, sbeccati.
- L’ultima chicca: aggiusta i suoi slip portando i piatti in cucina (solo che era ancora in sala).
E chissà quante meraviglie abbiamo dimenticato. E voi, diteci, anche voi conoscete un Cugino?
Penso di sì.
Quello che capitò ad una cena a mio padre. Un prelato commensale ed intenditore di vini volle scegliere la bottiglia. Il cameriere esclamò: “Ma dunque lei è un BEVERENDO!”.