La dieta è una storia d’amore

Nel 2009 ho fatto la mia prima dieta: avevo preso 10 chili in due anni, dovevo sposarmi, non mi piacevo.

Nel 2015 ho scritto questo post in cui raccontavo di come avevo perso 13 chili: ho perso peso non per dieta ma per problemi di salute, e ugualmente mi sentivo più bella.

Il 26 maggio di quest’anno ho annunciato l’inizio della mia dieta, con questo screenshot

Una persona a me vicina mi ha fatto notare che dallo screenshot si sarebbe potuto capire il mio peso, e sono corsa a controllare piena di vergogna.
L’ho visto, ho pensato di cancellarlo, e poi gli ho detto:

Ma sai cosa? Ho passato così tanti mesi a vergognarmi del mio corpo che il peso è il minore dei problemi.

Qui vi racconto:

  • Come funziona la mia dieta
  • Da cosa nasce il mio bisogno di dimagrire
  • Perché non sempre essere morbidi è un dramma, anzi.

Da dove sono partita

Quindi: il 26 maggio pesavo 78,7 chili.
La mia dottoressa mi raccontava che ero appena sotto la fascia dell’obesità, il mio allenatore si mostrava dubbioso sull’argomento e io pensavo che in fondo del peso non mi interessava così tanto: secondo i vari siti che calcolano il BMI online io dovrei pesare tra i 58 e i 59 chili, mentre quando pesavo 65 mi sentivo benissimo e molto a mio agio.

Oppure: ho ossa grandi, e muscoli non esili.
Ho un corpo che non è fatto per essere piccolo.
Soprattutto, conosco solo io la mia armonia.
Infine: non ho mai creduto che la 40 fosse un modello a cui aspirare, o una taglia che avrebbe potuto rendermi più felice.

Sì, forse quando avevo 16 anni ed ero in spiaggia, di sicuro a 10 anni quando avevo le microtettine da ciccia e nessun costume a coprirle, ma non a 20 anni, quando il disagio era tutto in testa e anzi il mio corpo sembrava parlare un’altra lingua.
Con quei chili addosso però non mi piacevo più, e soprattutto non riuscivo a indossare niente che mi valorizzasse: avevo abiti stupendi dentro cui mi sentivo stretta, non mi sentivo più in un corpo che mi appartenesse, non riconoscevo più il mio viso.

E – sto per dire una delle mie frasi impopolari: mi sono sempre vista molto bella, non mi vedevo più così.

Volevo tornare a riappropriarmi del piacere di vedermi, ecco perché ho voluto cominciare una dieta.

La strada verso la soluzione

Come per la prima dieta del 2009, ho scelto una dietologa da pagare che mi prescrivesse un’alimentazione controllata: sì, lo sapevo che eliminare certi alimenti avrebbe funzionato, ma avevo la necessità di una supervisione.
Ho scelto la dietologa dopo aver parlato con un’amica che avevo trovato molto dimagrita, e sono andata da Rossana: mi ha fatto una prima visita di controllo e mi ha richiesto esami del colesterolo, tiroide, sangue, pressione.

Poi dopo due settimane mi ha fornito una dieta, questa:

  • Colazione: tè con 4 biscotti senza zucchero (dopo le prime due settimane sono diventati biscotti normali)
  • Spuntino al mattino: uno yogurt magro o un pacchetto di plasmon
  • Pranzo: due giorni alla settimana formaggio, altri due riso + una volta alla settimana salumi, poi uova e pesce. Sempre: verdure.
  • Spuntino al pomeriggio: un frutto
  • Cena: sempre carne o pesce a sere alternate, e sempre verdure sia crude che cotte. Con 30 grammi di pane, che è una dose che ha la dimensione di una molletta da bucato.
  • Dosi: verdure a volontà, carne circa 120g, pesce tra i 100 e i 150g, riso 70g, salumi fino a 150g, uova 2, formaggio tra i 10o e i 200g a seconda della tipologia.
  • Condimenti: due cucchiaini di olio a crudo a pasto, niente zuccheri, niente dolci, alcool, altri carboidrati, niente cotture con grassi. Niente legumi tranne i piselli. Niente soia, niente tofu, niente seitan.
  • Niente gioia, ragazzi.

Come sta andando

Ho perso 5 chili e un po’ in 6 settimane, cedendo alle tentazioni di un weekend romano, festeggiando un lungo matrimonio in Franciacorta, e regalandomi un ricco chirashi milanese: per l’estate continuerò a seguirla con leggiadria, quindi mandandola in vacanza quando anche io sarò in vacanza.

È stata durissima all’inizio, perché avevo fame: la prima settimana ho cucinato una quantità immonda di verdure per saziarmi.

È complicato sempre, se non sai organizzarti: io ho fatto un’unica enorme spesa di carne, pesce e pane all’inizio e l’ho porzionata con le dosi della dieta. Ho imbustato tutto e messo in freezer. Quindi: ho la cena sempre in congelatore, devo solo scongelarla e cucinarla.

Faccio la spesa di verdure circa una volta alla settimana, e cucino circa due volte alla settimana in modo da avere nel frigo sempre delle verdure cotte insieme a quelle crude: non ho tempo di cucinare tutti i giorni e ho la necessità di organizzarmi.

Non vi tedio con le ricette, ma sappiate che il cartoccio, il forno e il vapore sono una grande opportunità.

Quando sono in ufficio dai clienti, mi porto il pranzo da Torino a Milano, organizzandomi la sera prima: quando vado a cena a casa degli amici, mi porto la mia di cena – a Milano si chiama schiscetta, a Torino lo chiamano baracchino -, come se invece che a dieta fossi allergica al fritto.

Rinuncio a cene fuori, e proprio due sere fa ho fatto il mio primo aperitivo dopo sei settimane che non.

È duretta adesso, dove la monotonia mortifica la gola, ma è meno dura perché non ho la fame che avevo prima, e nemmeno l’attitudine a concedermi un dolce, una pizza o un bicchiere di vino ogni volta che desidero: la soddisfazione della gola rimane un’eccezione una o due volte alla settimana, vacanze a parte.

Il peso è un problema che si risolve?

Sarò molto diretta: è sempre stata più la depilazione che il peso a necessitare di una risoluzione. Quando hanno reso accessibile l’epilazione laser, ho risolto un problema.

Perché il peso, al contrario, non viene percepito come tale finché non diventa eccessivo? Perché si comincia una dieta solo quando non si riesce più ad evitare lo specchio? Come mai i chili di troppo rispetto alla propria idea di peso forma sono un disagio silenzioso che non viene percepito in maniera acuta finché non si inizia a perderli? Se anche magra o grassa non ti piaci, perché accetti con così tanta indolenza quel peso in eccesso o in difetto che non ti appartiene?

Piacersi è una questione molto complicata, guardarsi allo specchio e trovarsi belle non è sempre una storia di amore lineare e soprattutto spesso non ha a che fare col corpo: io ho la fortuna di essermi guardata allo specchio per diverso tempo e di aver trovato molto piacevole quello che ho visto.

Ci sono state altre volte in quello che vedevo era detestabile, odiabile: non ero cambiata io, era solo il momento sbagliato.
Altre volte sono stati gli occhi dell’uomo con cui stavo a rendermi bellissima, anche in giornate improbabili. Poi ci sono stati gli abiti, i giorni di vento, le sere di mare.

Sarebbe forse meglio, più facile, meno complicato se a guardare il nostro corpo e amarlo od odiarlo di conseguenza fossimo solo noi: se fossimo davvero autoderminate in quello che proiettiamo, se riuscissimo a staccare l’immagine che riflettiamo dalla pelle e dal peso che abbiamo.
Se lo amassimo a prescindere da chi ci ama, o ci odia.
Sarebbe favoloso se quell’immagine fosse sempre colma di amore, il nostro: se quel corpo fosse il riflesso di quell’amore, il più possibile.

La dieta è lotta, la lotta è gioia

E invece: invecchi e ingrassi, partorisci e allatti, prendi farmaci e ti operi, ti innamori e ti lasci, festeggi un successo e ti licenzi, sei figlia e sei madre, sei amata e sei dimenticata: su quel corpo ci riversi tutto, tranne che il corpo stesso.
Lo prendi un po’ a cazzotti, poi te ne prendi cura, poche volte lo metti al centro con clemenza.

Ieri sera ho parlato con un’amica: è buddista, abbiamo discusso di lavoro, e di figli. A un certo punto mi ha detto: “nel buddismo la lotta è gioia”.

Forse bisogna riconoscere che ogni volta che si lavora, si rinuncia, si lotta per piacersi è un andare incontro alla gioia, e non una qualsiasi: è la gioia di amarsi nel modo in cui da sole sappiamo amarci.
Quando ci piace un abito che non piace a nessuno ma a noi sì. Quando vogliamo perdere dieci chili perché con dieci chili in meno ci sentiamo a nostro agio, anche se intorno a noi ci vedono belle comunque. Quando siamo comode nelle scarpe che ci fanno camminare col nostro passo. Quando prima di tutti gli altri, prima di ogni giudizio, prima di ogni disamore, cominciamo a lottare per piacerci e ad assomigliare alla nostra idea di bellezza. Quella che scegliamo noi, qualsiasi essa sia.

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Ci sono 9 commenti

  1. Da febbraio sono a dieta per alcune allergie. Non mi pesa più di tanto anche perché pur non avendo limitazioni nella quantità sono calata 6 kg e ho normalizzato tutti gli altri valori (pressione, glicemia, colesterolo) , quindi ho una gratificazione ch emi sostiene. E mi piaccio.

    Capisco quello che dici, è paradossale quanto a volte i peggiori nemici di noi stessi siamo proprio noi. Amarci è fondamentale. E noi siamo gli unici che possiamo amarci incondizionatamente, capirci, perdonarci.

  2. La tua naturalezza e spontaneità sono favolose anche quando parli di dieta e kg in più.
    Ho iniziato la dieta questo lunedì..ho scelto un medico perché gli stereotipi dei pt/nutrizionisti on line mi hanno solo massacrato psicologicamente.
    Grazie per come sei.

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