I 5 consigli per smettere di leggere post con 5 consigli

È il 2022, finalmente abbiamo cominciato a criticare i balletti dei medici, e anche i contenuti gratuiti ci sembrano tutti uguali.
La domanda a cui proviamo a rispondere oggi è: abbiamo ancora bisogno di post con i 5 consigli per o possiamo cominciare a lavorare sul serio?

Cominciamo, ma prima vi do una notizia: questo venerdì parte la mia nuova newsletter tematica. Arriverà una volta al mese e di sabato: sul contenuto non vi svelo nulla, perché è l’esecuzione che fa la differenza. Questa newsletter è nata con il lavoro e il contributo di diverse persone, e anche per questo è bellissima. Cosa dire: iscrivetevi. Venerdì arriva il primo numero: se vi iscrivete dopo venerdì, vi arriva in automatico.

1. Per il pubblico o per la gloria

Qualche mese fa sono entrata in un’erboristeria in centro a Torino: cercavo uno shampoo, e volevo curiosare. Una volta entrata, ho notato un’anomalia: non vendeva prodotti di diverse marche ma solo preparazioni proprie, più un paio di prodotti civetta.
Non era quello che cercavo, ma la proprietaria mi ha chiesto cosa stessi cercando, io ho risposto in maniera vaga, e a quel punto mi ha posto una domanda: posso lasciarle dei campioncini?
Ero dibattuta tra la voglia di ricevere qualcosa gratis, lo scetticismo verso il negozio e il fatto che fosse più facile dire di sì che andar via: ho acconsentito, e la negoziante mi ha regalato 2, no, 6, no, 8 campioncini di creme diverse.
Tanti, tantissimi.
Ecco: non sono più tornata e quei campioncini sono pure scaduti.

Quando mi ripenso lì, indolente rispetto alla volontà di una persona che voleva regalarmi qualcosa di cui non avevo bisogno, con le mani piene di campioncini di creme per una pelle che poteva essere la mia come quella di un’altra persona, rivedo quel meccanismo di riproduzione casuale di tentativi di vendita a muzzo: campioncini di consigli per aziende e persone che possono essere qualsiasi azienda e qualsiasi persona.

2. Gratis è banale?

Una delle cose che terrorizza di più i miei clienti e le aziende con cui lavoro è, a livelli diversi, lo stesso consiglio: semplificare.
I primi perché hanno la paura di banalizzare concetti e procedimenti che li rendono i professionisti competenti che sono. Le seconde perché spesso non sono in grado, o perché quello che è semplice gli sembra troppo informale, e quello che è informale di solito non piace al settantenne che è a capo dell’azienda.

Poi ci riusciamo sempre a trovare la chiave per raccontare lavoro, prodotti e interessi: non sono mai teoremi scientifici, non sono mai balletti.
Le cose semplici si distinguono dalle cose banali perché hanno un valore che va al di là di una veloce lettura: può essere qualcosa di utile che permette a chi legge di trovare una soluzione, o una riflessione che accompagna quella persona per l’intera giornata.

Questo succede perché quelle cose semplici sono pensate per determinate persone: i nostri clienti, i pazienti che abbiamo, gli avventori che vorremmo. Ne abbiamo un’idea chiara, li conosciamo, ci abbiamo parlato, abbiamo già venduto, sappiamo di cosa hanno bisogno.

C’è sempre una magia in questo sforzo gigantesco di traduzione, e accade quando il professionista o l’azienda riescono ad accendere un interesse sincero del cliente rispetto a un contenuto: da lì può aumentare la curiosità, il desiderio, o la fiducia. Perché, appunto, la chiave è il valore.

Quando sono uscita dall’erboristeria, avevo delle creme gratis, ma ecco: forse anche senza valore.

3. Consulente tuttofare

Le persone con cui lavoro da consulente sono di due tipi: liberi professionisti e piccole aziende. La formazione la faccio soprattutto con grandi aziende, come content creator lavoro per aziende di diversi tipi e vi ho già ammorbato abbastanza con il quadro d’insieme.

Quando facevo l’università un ragazzo che mi piaceva mi disse:

Diventa brava in una cosa. E poi impara altro, ma quella cosa lì devi essere troppo brava.

Aveva ragione: format, scrittura, settore food. Poi sul resto surfo, studio, imparo, confeziono.

Spesso le piccole aziende e i liberi professionisti hanno bisogno di qualcuno a cui delegare quasi tutto: strategia, ma anche esecuzione. Hanno un budget da piccola azienda, una struttura morbida, un grande bisogno di delegare. Non gli serve uno specialista: gli serve uno bravo e che faccia quasi tutto.
Quel quasi tutto diventa può essere fatto molto bene, se la consulente a cui si affidano è onesta e competente, o fatto a muzzo in caso contrario.

Quando vedo i mille profili pieni di contenuti gratuiti, penso a quanto quella o quel consulente riesca a essere più di un braccio e una spalla: lì è banalità, non tanto semplicità. È un gratis generico, di valore per qualcuno ma forse in maniera un po’ indistinta.

4. La rassicurazione di essere identici

Mi sento al sicuro quando svetto e brillo: smetto di provare conforto quando vedo me e poi una copia di me. Di sicuro quindi i profili con i 5 consigli fanno parte di un universo culturale che mi mette a disagio, come persona prima che come consulente.

A volte penso a che bello sarebbe fare tendenza con la complessità, e con le mille sfumature delle relazioni. Il rapporto tra consulente e azienda, o professionista, è un dialogo sempre a più voci: quello che porti dentro questa relazione arriva da lontano, e il tuo contributo si basa anche sulla disponibilità, sul lavoro, sulle intenzioni di chi hai di fronte.
Nessun cliente è muto, e se lo fosse il nostro lavoro potrebbe davvero essere quello di scrivere post e dare consulenze tutte uguali.
Invece entriamo nelle aziende, nelle case, nei ristoranti, e diamo i consigli che servono.

Forse dovremmo ricordare questo ai potenziali clienti: che 5 consigli generici sono una simpatica barchetta di carta. Ci servono sempre? No, ma ci tengono compagnia. Impariamo qualcosa? Sì, se davvero capiamo cosa e perché metterlo in pratica. Ci intrattengono? Certo, sul farci fatturare chi sa.

5. Ma no dai, era uno scherzo, figurati se davvero ti davo 5 consigli

Però ecco: avrei potuto farla brevissima e scrivere

Non serve applicare gli strumenti senza possedere un metodo

Ma appunto: viva la complessità e la lentezza dei ragionamenti, dei consigli, dei lavori.

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