Quattro consigli per cucinare con gioia, organizzazione e appagamento

Mi piace molto mangiare quel che cucino, ma non ho scritto un post per raccontarvi quanto sia brava: mi viene chiesto spesso di scrivere un libro di ricette, e non lo farò mai. Le mie ricette sono spesso abbinamenti o spunti altrui, odio pesare gli ingredienti, e se ambisco a dare il mio contributo letterario in un mercato che già è saturo di romanzi, non ho la stessa smania in quello dei libri di cucina.
Soprattutto, vorrei tenermi caro il dilettantismo: cantare senza essere una cantante, organizzare senza essere un’organizer, e in genere dedicarmi ad attività senza avere il titolo per insegnarle.

Qualche consiglio però ce l’ho, e in questo post trovate un po’ di spunti, link e riflessioni per cucinare con gioia, organizzazione e appagamento: come sempre, arrivano tutti dalla mia esperienza e da quello che faccio per nutrirmi in maniera sensata.

1. Partite dal quotidiano

  • Quanto tempo volete passare in cucina e cosa mangiate più spesso?
  • Ci sono alimenti che non amate tantissimo, che vorreste mangiare con maggiore frequenza ma che a oggi non consumate quanto vorreste?

Sono convinta che siano queste le due domande da farvi per cucinare meglio, per esplorare nuove ricette, per abbandonare alcuni sentimenti che accompagnano le cucine più infelici: panico, ansia da prestazione, megalomania, frustrazione.
Quando sento persone che odiano cucinare, o che non trovano in cucina nessun tipo di soddisfazione, mi chiedo sempre cosa si aspettino da questa benedetta cucina, inteso come gesto e risultato: volete essere felici e canterine cucinando una zuppa di verdure che vi sentite in obbligo di mangiare perché la sera prima avete imburrato anche le sedie? Non accadrà mai.

Continuerete a odiare la cucina se la renderete il luogo dove ogni giorno dovete inventare una versione migliore di voi stessi: partite da voi, e da quel che c’è.

  • Vi piacciono i legumi? Cercatene di diversi, vedete se esistono ricette che vadano oltre l’hummus o la zuppa col cavolo nero.
  • Non amate le verdure? Iscrivetevi a un servizio di abbonamento che vi mandi verdure che non conoscete e destreggiatevi per cucinarle.
  • Amate da matti il riso basmati? Comprate una cuociriso per averlo sempre buonissimo.
  • Avete 20 minuti per cucinare una cena? Diventate amici del freezer e del meal prep

In sintesi:

Tutte le migliorie in cucina partono dalle esigenze più concrete che riguardano i vostri gusti e il tempo effettivo che avete. Prima di ogni cosa, fotografate quello, poi arriva tutto il resto.

2. Il segreto è replicare

Nelle cucine dei grandi cuochi c’è una risorsa umana che ha una precisa collocazione geografica: il Giappone. I giapponesi, narrano gli chef, sanno eseguire qualsiasi passaggio con precisione e rapidità, perché sono esecutori e non creativi: sanno replicare quello che gli insegni levando quel margine di errore dovuto alla pigrizia o all’estro.

Al netto del razzismo alla base di queste frasi, la verità è che la cucina è prima di tutto un processo di azioni in successione: l’accensione del gas, la pentola sul fuoco, l’olio, l’aglio, l’acciuga, saltarci la pasta, il sale lo dovevamo mettere prima, vabbè.
La cucina non è un romanzo, ma una stanza dove la fame viene ingegnerizzata: se si vuole soddisfarla, tocca seguire e migliorare i processi.

E come si fa?
Facendo, e cioè: replicando quello che fanno persone che cucinano da più tempo di voi, cucinando ogni giorno, replicando più volte una ricetta che vi piace.

In sintesi:

Cucinare è un’azione che che diventa più facile quanto più spesso la eseguite: di fatto è una serie di attività manuali e di gesti ripetuti. Si apprende se si replica, e diventa più immediata man mano che mettete il pilota automatico.

3. Trovate degli alleati

“Il meal prep è più salvifico che mai”, lo dice Myriam Sabolla qui, e io sono d’accordo: preparare in anticipo ingredienti da usare durante la settimana è per me l’unico modo per dedicare alla preparazione dei pasti un tempo sensato.

  • Una o due volte alla settimana cucino verdure e le metto in frigo
  • Una volta ogni due mesi faccio un’ingente spesa di carne e pesce che porziono e congelo.
  • Ho sempre legumi in vetro già cotti e una volta al mese cucino dei legumi secchi che porziono e metto in frigo e in freezer.
  • In questo modo durante la settimana l’unica cosa a cui devo pensare sono i carboidrati, i condimenti, gli abbinamenti.

Quindi, dicevamo, gli alleati: un ottimo forno, ventilato, dei tupperware, carta forno, olio e sale.

In sintesi:

Datevi l’opportunità di non essere creativi, perché è impossibile esserlo tutti i giorni. Fate sì che cucinare sia sempre di più un’attività di pochi passaggi per finire un piatto, non un processo che dovete inventare ogni giorno. Cucinate tanto e poco spesso, conservate, assemblate.

4. Imparate a trattare gli ingredienti che non conoscete

Se cuocete l’orata al forno troppo poco, la carne non si staccherà dalle lische. Per cuocere il cavolo nero meglio pulirlo tenendo il nervo centrale fermo e strappando via le foglie. Il cavolfiore si può cucinare al forno, intero o a pezzetti.
Insomma: c’è tutto un mondo che non conosciamo o anzi, che è molto diverso da come lo abbiamo conosciuto. La cucina è esperienza, è pratica: se quello che abbiamo visto cucinare o cucinato noi in prima persona è una manciata di piatti sempre uguali, allargare gli orizzonti vi aiuterà a cucinare con maggiore sicurezza e creatività. Oltre ad avere piatti più buoni.

Come si fa? Comprando libri di cucina come “Il grande libro del pesce” di Niland, o frequentando corsi di cucina come quelli di Myriam Sabolla. O cercando su Google e trovando il mio articolo su come usare le spezie.

In sintesi:

Più sapete cucinare in maniera versatile un singolo ingrediente, più sarà versatile il vostro modo di prepararlo, abbinarlo, condirlo.

+ 5 spunti pratici per la vostra cucina

Credo che una cosa sia chiara:

  • Alla base della cucina c’è la manualità, il tempo, l’organizzazione, la necessità di nutrirsi, gli spazi, i bisogni alimentari.
  • Poi c’è l’appetito, l’estro, la memoria, la voglia di riandare col cibo in posti dove siamo stati.
  • Infine ci sono fattori personali che rendono la cucina un luogo ostile o familiare a seconda del grado di ansia con cui la affrontiamo, dell’esperienza che abbiamo del cibo, e della nostra voglia o capacità di godere di quel che mangiamo.

Cucinare non è per niente banale, ma non per questo deve essere difficile.

Quindi, oltre a seguire i consigli della prima parte di questo post, ecco 5 indicazioni pratiche di buon senso.

  1. Comprate ingredienti buoni: verdure di stagione e biologiche, passate di pomodoro artigianali, salse e sott’oli di buona qualità, olio spremuto a freddo e così via. Spendete un po’ per quello che mangiate: i piatti saranno più buoni. Le verdure si conserveranno più a lungo e avranno più sapore. Userete meno condimenti perché saranno meno necessari per dare gusto.
  2. Migliorate la vostra organizzazione in cucina: potete seguire il corso di Myriam o leggere il blog di Myriam. Grazie Myriam per avermi fatto risparmiare un paragrafo.
  3. Sperimentate nuove ricette: comprate Simple di Ottolenghi. O cercate su YouTube un tutorial su come fare la moussaka che avete amato questa estate. O ancora cercate blog che vi diano consigli nutrizionali o altri che vi insegnino a usare gli ingredienti internazionali che tanto amate. Insomma: partite da un bisogno, o un’esigenza, o un desiderio. Ed esplorate, una ricetta alla volta.
  4. Comprate pentole buone: ecco la mia vetrina dedicata a pentole e strumenti in cucina (link affiliati).
  5. Scegliete dei libri di cucina non banaliecco una selezione dei miei preferiti.

Spero che questo post vi sia stato utile: se credete che possa essere utile ad altre persone, condividetelo e inoltratelo.

[Photo by Uliana Kopanytsia on Unsplash]

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