È dicembre, a Torino abbiamo sparpagliato le luci d’artista in giro per la città, io continuo a odiare il Natale e le feste – ma ei, c’è chi dice che ho ragione – ed è il momento di raccontare cosa sto facendo ora, in piedi su uno sgabello a pensare ai programmi per il 2018.
Vuoi scrivere?
Se vuoi scrivere ti serviranno: struttura, fiducia, allenamento. E coraggio. Ho seguito due corsi sulla scrittura, uno di Elena Varvello e l’altro di Simona Sciancalepore (la stessa Simona a cui mi sono ispirata per scrivere questa serie di post), due corsi molto diversi, tenuti da due donne che sembrano aver scelto la stessa cosa: scrivere, perché sbagliando si impara e scrivendo si vive un po’ di più.
Svalvolare per le tasse
Lo stesso giorno in cui ho pubblicato il post sulla mindfulness sono andata dalla mia dottoressa a farmi prescrivere il Lexotan, perché va bene la meditazione, la consapevolezza, la psicoterapia, ma quel giorno avevo bisogno di strumenti diversi. La settimana prima la commercialista mi aveva calcolato la somma di Inps e Irpef che dovrò pagare nel 2018, e qualche giorno prima io e un mio cliente avevamo deciso di lasciarci a gennaio del 2018 – sì, lasciarci, un po’ come l’amore, un po’ come la nostalgia.
Per un po’ ho adottato la mia strategia del cuore – ma non ha funzionato -, poi ho provato a mettere tutto nel mio posto preferito, e solo alla fine è salita l’ansia. Alla fine il ciclo si è concluso bene: ho aperto un fondo pensione, ho spostato alcune fatture, ho anticipato alcune spese, per risparmiare un po’ di tasse.
Ora sto ragionando, col cervello sereno e il cuore che batte a un ritmo normale: sono stati un paio di giorni brutti, capitano nel mondo dei freelance, solo che me li ero dimenticati.
Sulla pelle
Alla fine il tatuaggio l’ho fatto, e nel farlo ho conosciuto Giulia, che ha 21 anni e ha cominciato a tatuare su consiglio del padre. Poche volte ho conosciuto una ragazza così determinata e con gli obiettivi così chiari, forse anche con dei denti così bianchi. Ci ha messo due ore per tatuarmi questo, quanta bellezza.
La cura dei lampadari
Ieri ho finito di sistemare casa: mi ci sono trasferita due anni fa, e per due anni l’ho trattata come una casa di passaggio. Quadri appoggiati a terra o in un cassetto, un solo lampadario, nulla da rubare.
In qualunque momento posso andare via senza lasciarmi troppo dietro, chi sa dove vivrò tra due anni
Poi ho sistemato quadri, prese, lampadari, fili, specchi: se un giorno sceglierò di andare via, non sarà una fuga. Se qualcos’altro cambierà nella mia vita, avrò un posto bello da ricordare. Una casa che era una casa, tornare in un posto caldo, e chi pensava che le vie per stare bene con se stessi passano anche dalle luci e dall’armadio.
Fare
L’altra sera ero a cena con una mia amica e le parlavo di questo progetto che ho nel desktop da mesi: le ho detto
Mi sono stancata di avere tutto solo nella mia testa, io voglio fare.
Per una che crede di meritarsi un viaggio in Islanda perché ha completato un report consegnandolo solo un mese in ritardo rispetto al previsto direi che è un grosso passo avanti. Ogni tanto i doveri sono una distrazione, e ogni tanto ci comportiamo come scoiattoli alle prese con ghiande ostinate: è un po’ come giocare al fachiro senza avvicinarsi davvero al dolore. E se cadessimo col culo a terra, farebbe davvero così male?
* Cosa facevo a ottobre? Lo racconto qui.