I miei primi quarant’anni

A casa dei miei ci sono sempre stati molti libri, che si potevano dividere in quattro categorie:

  • I libri pubblicati da Repubblica: classici e opere moderne come Il signore delle mosche di William Golding, Il Grande Gatsby di di F.S. Fitzgerald e Una donna spezzata di Simone de Beauvoir
  • I saggi sociologici e politici di autori contemporanei come Oriana Fallaci, che dicevano un po’ da quale parte votavano i miei
  • I gialli di Agatha Christie, nella collana della Mondadori, perché erano i libri preferiti di mia madre che ancora oggi ama i gialli e da un po’ Alice Basso
  • Quei romanzi un po’ rosa un po’ di empowerment come poteva essere 20 anni fa, tra cui “I miei primi quarant’anni” di Marina Ripa di Meana.

Poi c’erano le enciclopedie dell’arte, quelle di storia e quelle bellissime a fumetti, e tutti i romanzi adolescenziali degli anni Ottanta: Piccole Donne, La capanna dello Zio Tom, Il giardino segreto.

Tra qualche giorno compirò quarant’anni e quei libri mi sembrano, a ripescarli nella memoria, la coperta più calda, lunga, variegata che abbia mai avuto per anni: somigliano a una coperta reale che mia nonna aveva cucito a mano, di lana blu, che indossavo sulle spalle quando mi sedevo sul divano in cucina.

Sto per compiere quarant’anni, e mi chiedo: cosa vorrei per questo compleanno?
Prendo sempre in giro i miei amici perché non mi regalano mai le cose che chiedo esplicitamente: accappatoi, lenzuola, asciugamani. Io ambisco al corredo, e loro ignorano le mie richieste. È un regalo troppo semplice, troppo difficile? Eppure le coperte, soprattutto quelle di lana blu, o celeste, sono qualcosa che dura. Non vorresti avere freddo e cercare qualcosa di caldo e pensare a una persona?
Alla fine la coperta celeste l’ho comprata da sola due anni fa, e credo di aver capito perché i miei amici ignorano le mie richieste: chi è famiglia ti regala cosa ti serve, chi ti ama ti compra quello che eccita entrambi.

Quindi, a quarant’anni stai capendo le relazioni?
Non lo so, ma mi sembra di viverle in maniera più equilibrata: non mi sento più sola in maniera intrinseca, e così non me la prendo più se qualcuno disattende le mie aspettative. Anzi, ho imparato a comunicarle, non rimproverando ma rendendo trasparente il processo attraverso cui mi emoziono, o mi intristisco. Perché: cosa ne sanno le persone di cosa pensi? E perché ti senti di troppo se intorno ti dicono che ti vogliono bene? Ho anche quasi smesso di avere paura del dolore degli altri, e tutte queste non sono vittorie, perché ho imparato che i dolori non sono sconfitte, ma dolori e basta.

Come ti vedevi a quarant’anni?
Ma chi se lo ricorda, credo di sicuro che a 15 anni vedevo le persone di quarant’anni e pensavo “Ma che vecchie”. E ora è cambiato tutto: è cambiato il lavoro, la transizione da un anno a un altro, l’energia con cui si entra in una relazione, l’approccio disincantato al lavoro, l’entusiasmo con cui ci si conosce. E mi sembra tutto giusto, più misurato, più gentile. Mi avvicino a questi nuovi anni con spirito conciliante, senza desiderio di fare la guerra se non per le ragioni intime più potenti che sono parte di me: è un volgere lo sguardo non alla tempesta, ma levarsi il cappuccio per accogliere brezza e fulmini, con grande placidità.

Dai, qual è la tua lezione di questi quarant’anni?
Rido, ma forse sorrido, perché l’ironia un filo sguaiata mi è sempre stata amica quando non volevo accettare i complimenti. Tu dimmi brava, che ti faccio vedere io come te lo rimbalzo. Ma questi anni e questo internet mi hanno dato una voce che è stata utile per me da tirare fuori, e per gli altri da ascoltare. Scrivo per me, ma con le porte aperte.
E così ho imparato qual è il mio potere, che negli anni ho atrofizzato per la necessità soddisfare voci diverse dalla mia, e ho evitato di scuotere perché se dici cosa pensi, di cosa hai timore, cosa provi può risultare pericoloso se sei cresciuta con certe paure.

Quindi hai scoperto il tuo superpotere?
Certo, ed è una cosa da tanto, che è il contrario di una cosa da poco perché di sottovalutare i processi e gli arrivi siamo stufi tutti.
Il mio potere è aver capito che alla consapevolezza, all’autostima, all’amore ci arrivi quando la soddisfazione diventa concreta come la coperta che volevi: quando puoi toccarla, prenderla e usarla ogni volta che vuoi, quando puoi uscirci al sole, e con la neve.
Quando impari a difendere la tua posizione, chi sei, senza chiederti se sei giusta o sbagliata.
Insomma, quando aggreghi le cose buone che sai fare senza pensare che sia stato qualcuno a regalartele per un po’, come favore, o che qualcun altro le sappia fare come te: bon, prendiamoci i meriti di chi siamo in maniera oggettiva, senza perdere altro tempo.

Come festeggerai questi quarant’anni?
Mesi fa avevo organizzato un weekend con le mie amiche del cuore a Venezia, e ora non so se riusciremo ad andarci a causa del Coronavirus (aspettiamo nuove disposizioni). E nel frattempo sono successe così tante cose: traslochi, incontri, viaggi.
A tutti i miei affetti non ho chiesto regali, ma: tempo.
Quindi non so ancora cosa farò: ci saranno diverse cene, molti baci, e poi anche questo compleanno sarà finito.
Ma quel che rimane è quello che è diventato solido, luminoso, vivo nel corso di questi anni: tanto amore, tanto affetto, e sì, prendiamoci i meriti, ma anche: grazie, ho voglia di festeggiare insieme.

[Photo by Tim Mossholder on Unsplash]

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