Fate stancare le bambole

Oggi a Torino il cielo è terso: i termometri delle farmacie segnano 20°, gli alberi parlano di un autunno fiammeggiante e i giardini pubblici predispongono all’ozio.
Quante volte avete varcato la porta permettendo a ciò che avete incontrato per strada di distrarvi da voi stessi?
Bisogna essere predisposti, anche solo un minimo, a osservare per potersi scuotere.
Così ecco l’elenco delle cose che ho visto oggi in 30 minuti percorrendo 2,5km.

1. La signora dei gatti che ha avuto una colica

In via Pozzo Strada c’è Anna, che è ucraina e vive con Costantino. Hanno una bimba di dieci anni con i capelli neri, è bravissima in matematica e ama i cani più dei gatti. Anna vende mangime per animali, da anni vado da lei, che mi conosce un po’.

Sa che quest’anno mi sono separata, sa che ho traslocato, che mi sono operata. Parlo più io di me che lei di sé. Oggi aveva il viso rigido, e mi ha raccontato di essere stata male sabato: ha avuto una colica biliare e renale insieme, mi ha elencato i farmaci che le hanno dato, e mi ha confessato che “se lo sentiva”.

È stato un anno tosto per lei: ha ridotto il negozio, vive in periferia, ha un ex marito con cui, intuisco, ha dei problemi. “Sai, reggi reggi e prima o poi crolli”. Io le ho parlato di dieta, ma avrei voluto dirle “prenditi cura di te, sempre”. Quando sono andata via mi ha accompagnato alla porta, e d’istinto le ho dato due baci sulla guancia. Mi sono detta “non si fa, non lo farò mai più”. Ma vai a sapere se era quello di cui aveva bisogno, oggi.

2. Una bici con le girandole

Su via Capelli ci sono due gastronomie con ottimi prodotti, abbastanza care: in una di queste ogni tanto acquisto il prosciutto crudo di Norcia, che è il mio prosciutto preferito. Fuori dalla porta d’ingresso oggi c’era questa bici che stonava con il quartiere, che è un quartiere spento, popolare e ordinario.

La bici aveva un sellino con le frange, e un cavalletto bianco e nero che da lontano sembrava un’enorme cannuccia. Non ho avuto cuore di entrare e capire di chi fosse, ma quando ho scattato la foto ho sentito una risata da dentro, era di una donna non giovane.

3. Una finestra con un cane e un gatto

Da questa finestra, sempre su via Capelli, ho sempre visto solo il cane: piccolo e barbuto, appoggia spesso le zampe sul davanzale e osserva, non abbaia mai. Il gatto vive nel giardino affianco, ha una sua cuccia e un paio di signore che gli danno da mangiare. Oggi è salito sul davanzale e si è messo anche lui a osservare la strada. I bambini cercavano di richiamare l’attenzione di entrambi ma nessuno dei due dava cenno di voler socializzare. Interessava solo il sole, ed esporre il pelo al caldo per poi tornare ognuno a casa sua.

Ho visto poi

Un edificio chiuso da tempo che sta diventando un ricovero diurno per malati di Alzheimer, l’orto urbano che ha ampliato gli orari di visita, la nuova ragazza del negozio di frutta e verdura che ha sostituito la ragazza mora che odiava la sua capa.
Ero uscita di casa di malumore, sono tornata serena.
In tutto questo c’è una fregatura: la bellezza appare come quel movimento di persone e tempo che, se assecondato, consente di modificare la percezione della realtà. Di scuotere un pensiero ossessivo, di mandare fuori pista la paranoia del risveglio. Farà davvero bene coglierla così pienamente? Sarà sempre positivo mettersi del tutto via per rinascere in una serie di fatti tutto sommato effimeri?
Una bellezza lunga 2,5km come quella di oggi ha il potere di distrarre, o di modificare?
Io sono alta 1 metro e 62, peso meno di 70 chili, ho i capelli neri e copro i capelli bianchi col castano: ho le borse sotto gli occhi, le braccia lunghe rispetto alla mia altezza, sorrido spesso. Mi chiedo se sarei ugualmente bella anche se sorridessi di meno, se mi lasciassi distrarre di meno da me stessa quando mi guardo allo specchio.

Esterno o interno, che differenza fa?

L’attitudine a prendere la bellezza e scegliere se godersela al momento o forzarne i confini per farci stare dentro anche le cose più solide: tu come ti comporti?
Fino a oggi credevo che l’attitudine a farsi saziare dalla bellezza fosse un pregio.
Forse, per i prossimi 2,5km e oltre, salirò sulla bici con le girandole, caricherò il gatto, lo porterò nel negozio di animali per offrirgli un ricco pranzo, farò una passeggiata nell’orto urbano e dirò ciao ai malati di Alzheimer.
Bisogna usarla la bellezza, farla stancare, scaricarla ai giardini e portarsi a casa il risultato della fatica.
Sudare prima, e pettinarsi poi.

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