Dal campo al mercato con Helpcode: come funziona il lavoro di una ONG

A marzo sono andata a Genova a conoscere dal vivo il team di Helpcode, la ONG con cui sono andata in Mozambico per documentare il loro lavoro: per sapere perché, potete leggere il post che avevo pubblicato prima di partire. Raccontavo il lavoro che avrei fatto e le paure che avevo.
Qui di seguito, un paio di mesi dal mio rientro e dopo aver conosciuto il team, vi racconto la mia esperienza del Mozambico, e di cosa ho capito del lavoro concreto di una ONG.
Il post è in collaborazione con Helpcode.

Viaggiare con una ONG: cosa cambia

Durante le due settimane in Mozambico insieme a Helpcode, ho scoperto la mia reale occupazione: recuperare i 600 passi indietro rispetto alla comprensione di quello che avevo intorno. Mi sono sentita spesso una jacaranda acerba, e operosa, impegnata ad assorbire qualsiasi tipo di nutrimento per mettere non dico una piccola radice, ma una misera fogliolina.

Del Mozambico sapevo che fosse un paese fragile e investito da frequenti episodi climatici infausti, ma qualsiasi luogo cambia del tutto a seconda di come lo attraversi: insieme a Helpcode, mi sono immersa nella vulnerabilità. Non tutti penseranno lo stesso del Mozambico, perché ci sono persone che vanno nei resort in vacanza, e non vedono nulla di tutto questo. Non è ovviamente un dito puntato, ma una specifica importante che fa da sottotesto a questo post: realizzare una missione di lavoro con una ONG, anzichè viaggiare per turismo, ti costringe a imparare cose che non puoi permetterti di dimenticare.

Sono arrivata in un paese dove il concetto di crisi climatica smette di essere un concetto, e si traduce in perdita di case, di terreni, di futuro. L’ultimo giorno, a Moamba, la pioggia ha quasi distrutto le strade. Se ci sono inondazioni, la produzione dei campi va perduta, senza che ci sia sempre una strategia di scorta per le famiglie. Qualche giorno dopo il mio rientro in Italia, un’alluvione ha spazzato via campi e scuole. Il giorno in cui ho mangiato della carne, mi hanno raccontato che il capretto, insieme alla mucca, fa da banca per pagare cure e matrimoni. Le strategie di sopravvivenza delle famiglie sono diverse, spesso legate all’agricoltura di sostentamento ma poche sono stabili. Chi coltiva, magari non ha acqua o sementi. Chi raccoglie, non è detto che arrivi a un mercato. Se non si ha mercato, se non si hanno strategie, si producono sprechi.

Viaggiare per lavoro con Helpcode in Mozambico mi ha permesso di vedere da vicino le vulnerabilità strutturali del paese e del contesto: senza comprenderle, non si può intervenire.

Il lavoro di Helpcode in Mozambico

Cosa fa in pratica, una ONG, in un paese come il Mozambico? Helpcode lavora in diversi paesi del mondo su progetti di educazione, nutrizione, agricoltura, equità di genere, a sostegno di bambini e delle comunità in cui vivono. Ma su cosa interviene, in pratica? Con chi si relaziona?

Delle ONG conosciamo gli interventi in situazioni di emergenza, le adozioni a distanza, i salvataggi dei migranti via nave, ma con quali ambiti si confrontano, con quali persone?
Io vi racconto cosa ho visto in relazione all’attività che Helpcode porta avanti nei distretti rurali di Magude, Moamba e Manhiça nella Provincia di Maputo, con i fondi dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Il progetto in questione si chiama “Dal campo al mercato (C2M)”: sostegno integrato alle associazioni agricole e ai giovani produttori dei distretti citati prima per la sostenibilità economica, ambientale, l’inclusione sociale e di genere.

Il punto di partenza è il settore dell’agricoltura, che qui è instabile e soggetto ai frequenti rischi climatici. Il primo obiettivo è quindi quello di stabilizzare e incrementare la produzione, per poterla conservare, trasformare, e vendere. E quindi, con chi si parla, come si agisce? Provo a schematizzare.

  1. Il primo passo è identificare, insieme alle istituzioni locali, associazioni di piccoli produttori e produttrici agricoli: nelle zone in cui lavora Helpcode, il 70% dei membri sono donne. Si selezionano le associazioni perché hanno più struttura e competenze per lo sviluppo, rispetto ai singoli individui, e perchè la loro diffusione permette di raggiungere, in modo coordinato, un ampio numero di persone. Sono già una rete, anche se non sempre hanno una visione o capacità di investimento.
  2. Il passaggio successivo, ancora prima di ogni intervento, è individuare le competenze delle persone all’interno delle associazioni, e i loro bisogni: il lavoro di una ONG non è quello di convincere le persone a fare in maniera diversa, “come facciamo noi”, ma mettere in condizione i contadini di fare upgrade delle cose che già sanno e fanno.
  3. Da qui partono gli interventi strutturali, che continuano nel tempo e che cambiano da associazione ad associazione: in alcuni casi si forniscono le macine, che permettono la trasformazione dei cereali. In altri casi si aumenta la disponibilità di infrastrutture per l’irrigazione, come con i sistemi di irrigazione goccia a goccia o il miglioramento degli impianti di irrigazione per gravità, o ricostruendo i canali per lo scorrimento dell’acqua. Per inciso, parliamo di un paese dove del totale delle terre coltivate, il 95% della produzione è rain-fed.
  4. L’obiettivo comune diventa quindi quello di aumentare la capacità produttiva delle associazioni mettendole al riparo dalle crisi climatiche e diminuire le perdite del campo. Una capacità che cresce anche con l’utilizzo di determinate sementi, e il loro regolare approvvigionamento.
  5. Ci sono altri interventi di tipo amministrativo e commerciale: Helpcode lavora con le associazioni perché siano registrate e perché abbiano conti in banca, per aumentare le competenze sulla trasformazione dei prodotti, la loro conservazione e la vendita al mercato. Un esempio: la macina permette di conservare più a lungo la mandioca, di ricavarne farina, che viene poi venduta o consumata.

Al di là del lavoro con le associazioni, che si traduce in visite sul campo, formazione, affiancamento, interventi operativi, c’è un altro lavoro a monte che è più invisibile: raccolta dati, visite ai mercati, studio dei terreni, riunioni di coordinamento, creazione sistemi di monitoraggio, assunzioni.

La conseguenza del lavoro di Helpcode sulle famiglie

Ora, il progetto C2M che vi ho raccontato finora, e che continuerò a raccontarvi, dialoga con altre azioni di Helpcode sul territorio: il lavoro agricolo ne è il cuore, ma si apre su altre aree di intervento – ad esempio nel settore dell’educazione e dei diritti dei bambini. Esiste infatti una correlazione diretta tra reddito delle famiglie – per la maggior parte proveniente dall’agricoltura – e regolarità nella frequenza scolastica dei bambini. Misurare l’impatto di questo lavoro e dei diversi progetti si basa su vari indicatori: nel nostro immaginario, però, lo traduciamo in maniera molto standardizzata.

Quando pensiamo agli effetti di un lavoro di una ipotetica ONG, infatti, abbiamo di fronte tutti le stesse immagini: il bambino in divisa scolastica con i libri sottobraccio, il migrante scampato al mare con la coperta addosso, bambini sorridenti, bambini dovunque. È giusto, e insieme fa presa, e forse le due cose sono imprescindibili se si pensa che a sostenere le ONG sono fondi nazionali e internazionali ma che molto arriva dalle donazioni. Insomma: raccontare il processo fa meno presa, ma non siamo qui per stupirvi con gli effetti speciali, e quindi ecco come funziona.

Il lavoro di cooperazione allo sviluppo è un lavoro strutturato, che noi che non siamo dentro valutiamo prendendo il via da una visione limitata, ossia: la soddisfazione del bisogno più visibile. Il vestito per andare a scuola, no? Invece una ONG guarda la visione e il bisogno a lungo termine: non la divisa, ma la creazione di possibilità perché il bambino non manchi la scuola, perché da adulto abbia maggiori possibilità di avere un lavoro migliore.

Quindi: si interviene sui campi, come col progetto C2M, per rendere più stabile e incrementare il reddito delle famiglie derivante dall’agricoltura. In assenza di stabilità, infatti, le famiglie mettono in atto delle strategie di sopravvivenza che possono essere lesive dei diritti di chi è più vulnerabile.
Può capitare che in un caso come quello delle inondazioni di cui ho parlato all’inizio i bambini smettano di frequentare la scuola perché devono lavorare, o che le bambine vengano date in sposa, in cambio di denaro o beni. Oppure, semplicemente, mandare i figli a scuola viene considerato un mancato guadagno in quello specifico momento. In questo quadro così fragile, nell’esperienza di Helpcode un game-changer è la presenza di mense nelle scuole: se c’è una mensa, la frequenza scolastica è più regolare che nelle scuole in cui non c’è.

Helpcode interviene a questo punto del processo in due modi:

  • A monte, lavora con le associazioni di contadini
  • Migliora le infrastrutture delle scuole
  • Fornisce alimenti alle mense scolastiche, comprandoli anche dalle associazioni con cui collabora (e si chiude un po’ il cerchio).

Questa relazione articolata tra produzione agricola, sicurezza alimentare, istruzione e diritti è importante anche per misurare l’impatto più ampio del lavoro, al di là di quanto si è prodotto nelle associazioni e quanto si è venduto: quando infatti si valuta con i contadini e le contadine il lavoro fatto insieme, gli indicatori che il progetto ha funzionato sono molto pratici e fattuali:

  • Se i figli dei produttori sono andati a scuola con regolarità
  • Se sono riusciti a migliorare o ampliare la propria casa
  • Se hanno fatto investimenti produttivi
  • Se la famiglia mangia di più e meglio rispetto all’inizio del progetto.

Cosa serve per lavorare in una ONG

Chiudo questo reportage con un chiarimento: il lavoro delle ONG come Helpcode va spiegato, perché intorno al mondo ONG ci sono mille fraintendimenti e inconsapevolezze.
Si parla di realtà che intervengono in paesi fragili per lavorare su elementi fondamentali: salute, sviluppo, agricoltura, educazione.
E sapete cosa? Non basta la volontà per realizzare progetti mirati a questi obiettivi.

Il team di Helpcode, così come quello di tantissime ONG, richiede diverse professionalità, altamente specializzate e con anni di esperienza: lavorano in contesti dove devono essere responsabili – in primis nei confronti delle persone cui le attività si rivolgono, e non possono non fare nulla che non sia utile.

Conosco molte persone che pensano che la ONG faccia un lavoro di carità, ma come mi hanno mostrato e raccontato loro, il presupposto è “avere relazioni umane alla pari”.
Questa mentalità è agita anche in pratica, nel lavoro con le associazioni: scardinano l’attitudine a ricevere aiuti, perché il loro lavoro è quello di fornire competenze. Helpcode non elargisce quindi dei fondi, ma contribuisce a creare le condizioni perché le persone guadagnino per conto loro. Ad esempio, attraverso un lavoro di co-finanziamento del costo delle sementi e dell’attrezzatura, che permette alle associazioni di costruirsi un fondo per investimenti produttivi
Col tempo, il senso è che diventino autonomi in tutto.

Quello che vi ho descritto finora richiede la conoscenza di lingue, fondamenti di nutrizione, della cultura di un paese, del funzionamento di pompe idrauliche, di bandi, di pratiche agricole, raccolta dati, pratiche amministrative: ed è solo l’inizio.

Insomma, non serve essere buoni per lavorare in una ONG: serve essere competenti.

Come aiutare Helpcode

Spero con questo lungo post di aver portato un po’ di chiarezza a un lavoro molto discusso e poco conosciuto: se avete domande, scrivetemi qui o su Instagram.

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