Cos’è la cucina naturale

Da qualche anno viviamo in un overnaming dell’aggettivo «naturale» applicato agli alimenti: se vogliamo spiegare cosa è la cucina naturale proviamo a fare a meno del marketing (almeno in questo post).

Primo: proviamo a ripensare l’accezione di naturale non come una serie di alimenti bollati come «naturali, privi di, attivatori di» da introdurre una tantum nella nostra alimentazione pescandoli dagli scaffali WASP dei supermercati. Mangiare secondo i dettami della cucina naturale significa infatti applicare un approccio alla nutrizione che abbraccia una vita intera, la nostra.

Dieta significa proprio questo (dal greco dìaita = modo di vivere), e sarebbe interessante pensare a quale modo di vivere ambisce una persona quando decide di introdurre solo proteine animali eliminando quelle vegetali e i carboidrati “per dimagrire”.

In questo post proverò a parlarvi proprio di questo approccio organico (che non vuol dire drastico), fugando dubbi e rispondendo a qualche domanda: tutti gli spunti provengono dal corso di Cucina Naturale che ho seguito a luglio, organizzato da Accademia FoodLab in collaborazione con la dott.ssa Elisa Eusebio e che aveva come sponsor l’azienda biologica Fior Di Loto.

Perché dovrebbe interessarmi sapere cosa è la cucina naturale?

Provate a rispondere a queste domande:

  • Voglio sentirmi energico?
  • Voglio che il mio sangue circoli e coaguli bene?
  • Voglio essere predisposto al diabete e all’obesità?
  • Voglio evitare l’osteoporosi?
  • Voglio innalzare le mie difese immunitarie?

Credo che non abbiate impiegato più di 2 secondi a rispondere a queste domande, perché le risposte sono ovvie: voler stare bene è scontato, realizzare di poterlo fare attraverso il cibo e la spesa lo è di meno. La cucina naturale mostra come alimentarci assumendo correttamente i principi nutritivi contenuti nei cibi, indispensabili per far funzionare bene tutte quelle cose lì sopra: quindi, sì, potrebbe interessarvi.

La cucina naturale è una cucina vegetariana?

No, non lo è. Vi vedo lì ad aprire il frigo e a spiare il vostro prosciutto di Norcia con sguardo nostalgico e anelito colpevole e pensare: non voglio rinunciare a tutto questo. Ok, non dovete farlo.

Ogni pasto dovrebbe contenere delle proteine, che forniscono degli amminoacidi che il nostro corpo da solo non produce e che servono a tutto il pacchetto di ormoni, emoglobina, anticorpi. Le proteine possono essere di origine vegetale e animale, e ognuna apporta un tipo e una quantità diversa di grassi: i grassi, se sono quelli giusti, riforniscono il corpo di vitamine, energia, tono muscolare.

Le proteine di origine animale forniscono per lo più grassi saturi, che aumentano la produzione di colesterolo: ora, una quantità eccessiva di colesterolo può portare a problemi alle arterie e a malattie cardiovascolari.

Eliminare la carne può essere utile? Certo, se sappiamo rifornire correttamente il nostro corpo di proteine. Se non vogliamo rinunciare alla carne, proviamo a inserirla in un regime di pasti bilanciato da altri tipi di grassi che abbassano la produzione e l’assorbimento del colesterolo (quindi: olio di oliva, legumi, germogli ad esempio). E a mangiarne di meno, comunque.

Cosa dovrei mangiare in pratica?

Nulla di più di quello che il vostro corpo chiede per funzionare bene, quindi:

  • Frutta e verdura tutti i giorni (Frutta: 2/3 volte al giorno, lontano dai pasti, in una porzione che stia nel palmo di una mano.. Verdure, meglio se crude o cotte poco e all’inizio dei pasti, variandole nella tipologia e nei colori e scegliendole sempre di stagione).
  • Cereali, solo integrali e biologici: il cereale raffinato fornisce solo amido (quindi carboidrati), quello integrale contribuisce con un carico di proteine, fibre, calcio, ferro, vitamine del gruppo B, vitamina E). Quando dico “solo biologico” è banalmente perché la coltivazione biologica dovrebbe ridurre il rischio di trovare dei pesticidi sull’involucro esterno. In più, i cereali integrali sono a basso indice glicemico, cioè saziano più a lungo e non invogliano ad assumere altri carboidrati.
  • Proteine, sempre, prestando attenzione ai tipi di grassi che contengono: meglio sarebbero le proteine di orgine vegetale, quindi: legumi, soia, cereali integrali, seitan, semi oleosi, germogli.

Seguire questo tipo di dieta è più costoso?

In realtà no: sostituendo verdure e legumi a carne e pesce (e scegliendo tagli e razze più “poveri”) il costo della spesa rimane più o meno inalterato. Io mangio carne una volta ogni due settimane circa, pesce meno di quello che vorrei perché a Torino il pesce buono ancora non l’ho trovato e acquisto solo verdure, frutta e legumi da cooperative, negozi biologici, contadini intorno. La carne la compro da produttori che so come  alimentano i loro animali, mi sono abituata a mangiare solo carne bianca. Nel mio carrello entrano anche la crema di cioccolata, le patatine, e altri cibi che hanno l’insegna grassi saturi al neon ma poche. Ho eliminato tutte le bevande gassate, e mille altre schifezze. Come dire, una spesa lava l’altra.

La conclusione

Mangiare correttamente significa conoscere, prima di tutto, e di conseguenza bilanciare: lo sforzo che occorre fare sta nella prima fase, dove informarci è il primo gesto necessario per acquisire consapevolezza e che ci permette di capire se ci stiamo nutrendo correttamente o meno. Poi da lì sta a noi scegliere come utilizzare queste informazioni: essere drastici, più elastici, farci i sermoni, essere indulgenti. Cambiare del tutto, o anche solo un poco.

Non possiamo ignorare però la possibilità stessa di sapere, e di informare. Se usiamo grassi vegetali ad esempio, dovremmo sapere che dire che sono meno nocivi di altri è una gran cazzata perché sono grassi saturi uguali a quelli di una mucca cotta e magari fritta: nello stesso modo, quando scriviamo che l’olio di palma è il male del secolo potremmo fare prima una ricerca su google e leggere questo articolo di Wired.

E per passare alla pratica, superare gli scogli, rinunciare ai cibi precotti, seguiamo quello stupendo proverbio giapponese che dice: «Non studiare una cosa, abituatici».

Ci sono 2 commenti

  1. Bell’articolo, che mi trova assolutamente d’accordo, soprattutto quando parli di un approccio che si estende oltre la tavola. Da anni è la mia filosofia di vita.
    Credo però sia indispensabile anche sottolineare che “cucina naturale” non è sinonimo di tristezza nel piatto, come in molti credono, ma anzi si possono preparare succulenti piatti che esaltano i sapori. Vabbè, ma io con il mio blog sono un pochino di parte… :)
    Simona

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