Come comunicheremo il cibo dopo il Coronavirus

A breve usciremo, o forse no.
Se anche il 3 maggio ci dicessero che abbiamo la libertà di andare dovunque, voi andreste dovunque? Andreste al mare, al ristorante, a cena fuori come prima? In caso contrario, cosa cambiereste? Di cosa avreste paura, in cosa vi lancereste?
E, insieme alle nostre domande, come cambieranno le città dopo il Coronavirus?

In questo post vorrei concentrarmi su quello che conosco meglio: il cibo. Non quello di casa, che ormai abbiamo imparato a conoscere bene, che in alcuni momenti tolleriamo poco, ma quello che accompagnerà spazi e luoghi diversi.
Quindi, cominciamo dal principio: quali sono i bisogni legati al cibo?

Cosa muove il cibo

Parlo spesso del potere emotivo della dispensa: di quanto alcuni piatti possono smuoverci, consolarci, rafforzare un cambiamento. Ma il cibo non è solo quello legato alla sfera domestica: quando andiamo a mangiare fuori, quando scegliamo un ristorante all’estero durante i nostri viaggi, quando dobbiamo portare un cliente fuori a pranzo, il cibo soddisfa altre esigenze e diventa un mezzo per raggiungere diversi obiettivi.

Mangiare fuori casa, o fare un certo tipo di spesa, è una celebrazione: ha a che fare con la gratificazione, con la ricerca del benessere, con il regalarci, o l’offrire, un’esperienza appagante.
Tutto questo è cambiato, e cambierà ancora: nel settore della ristorazione c’è grande fermento su come cambierà l’offerta, di come muterà per assecondare le esigenze di sicurezza dei clienti, e le condizioni diverse di spostamento.

Se faremo più smart working, mangeremo meno fuori casa? Vorremmo davvero andare in un ristorante dove i camerieri servono il cibo con le mascherine? E ancora: quali ristoranti si possono adattare in un senso o in un altro?
Ecco di seguito alcune riflessioni che spero siano utili per ristoratori, piccole aziende agroalimentari e chi fa delivery: riflessioni che dovranno fare i conti con la burocrazia, il budget, e con la fragilità di certi settori.

Quanto conterà la comunicazione del cibo

Quello che ci aspetta sarà uno scenario in cui avremo meno turisti, meno trasferte di lavoro, e molta più paura: quali saranno i nuovi bisogni dei clienti? E quali saranno le leve della comunicazione che faranno più presa?
Qui sotto inserisco alcuni consigli che partono tutti da un presupposto: è il momento, se ancora non lo avete fatto, di comunicare online e di farlo bene.

1. Coltivare la relazione

Viviamo in un presente in cui alcuni ristoranti si sono riattrezzati col delivery, in cui i negozi di prossimità offrono consegne a domicilio e gli eCommerce di prodotti alimentari stanno implodendo per l’offerta: compriamo online quello che non riusciamo a comprare di persona, ma non sappiamo cosa cambierà quando potremo uscire di nuovo.
Chi di noi era già abituato a comprare online continuerà a farlo, chi smetterà di stare a casa come oggi troverà più comodo fare la spesa altrove, forse.

La domanda è: come possiamo coltivare la relazione con i clienti che ci hanno conosciuto in questo periodo?
Le scelte di oggi ci parlano di convenienza, di comodità, di necessità: compro la farina online perché non la trovo al supermercato.
Quindi mi metto su internet, trovo un eCommerce o un negozio che me la spedisce, e sono soddisfatto così: il passo successivo è coltivare quel cliente che abbiamo acquisito, invitandolo a iscriversi alla nostra newsletter, mandandogli delle ricette in base agli acquisti che ha fatto, repostando su Instagram la ricetta che ha fatto con la nostra farina.

Insomma: avete acquisito un cliente? Coltivatelo.

2. Farsi scegliere: ristoranti e delivery

Il tema pratico al momento è: chi rimarrà aperto? E: come cambierà la clientela se diminuirà quella di passaggio e vigerà l’obbligo di prenotare per gestire gli ingressi?
Questioni pratiche a parte, gli esempi validi che ho visto hanno tutti un fattore in comune: hanno messo in primo piano alcuni valori e non altri. E quei valori sono quelli che hanno a che fare con la gestione della leadership.

Rubo un passaggio dalla newsletter di Dino Amenduini:

Le leadership che funzionano oggi, che funzionavano già ieri (ma a volte si faceva finta di niente) e che potrebbero funzionare ancora meglio domani sono quelle che basano la loro autorevolezza sull’assunzione di responsabilità, sulla cooperazione, sulla ricerca di un orizzonte condiviso a lungo termine e sull’uso delle emozioni, meglio se positive. E, in definitiva, su un rapporto di lealtà con la comunità di cui si vuole essere leader. Autorità e autorevolezza possono continuare a restare nello stesso posto solo se si coltivano queste virtù.

Oggi più che mai è opportuno che i ristoratori e chi si occupa di cibo prendano posizione e facciano sentire la propria voce su alcuni temi: quanto avete a cuore la sicurezza dei clienti e di chi lavora con voi? Come state agendo per dare supporto alla comunità di chi, come il personale negli ospedali, si prende cura di noi? Come state facendo rete tra di voi?
Il buon cibo andrà sempre più in tandem con le buone azioni, e con una leadership riconoscibile. Il passo successivo è: imparare a comunicare queste azioni.

3. Servizi e prodotti: su cosa puntare

Molti ristoranti hanno diversificato le proprie attività in due direzioni: il delivery dei piatti e la consegna di generi alimentari insieme ai piatti cucinati.
Un esempio è quello di Retrodelivery, cioè la consegna di menu e box fatta da Retrobottega a Roma.

Il ristorante è finora il luogo dove si va a mangiare, ma la sua natura è molto più ampia: è luogo di conoscenza dei prodotti, è scoperta di un territorio, è destinazione turistica.
Insieme ai piatti, il ristorante del futuro dovrà soddisfare nuovi bisogni, e strutturare la sua offerta di conseguenza: nell’ottica di rafforzare i legami con la clientela e proporre un’offerta che sia diversa dalle altre, il mio consiglio è quello di ampliare i servizi e i contenuti.
Dalla consulenza per ricreare i piatti a casa, alla vendita di prodotti dei propri fornitori, fino alla cooperazione con chi si occupa di accoglienza per integrarsi come luogo in itinerari di scoperta di quartieri e territori: il ristorante di domani sarà un posto dove arrivare e da cui partire.
Un viaggio culinario quando sarà più difficile realizzare viaggi più ampi.

Non perdete questa opportunità

Chi non ha preso posizione in questo periodo, chi non ha approfittato degli strumenti di comunicazione indeciso sul da farsi, ha perso un’opportunità.
Chi non comunica, perde un’opportunità.
Sapersi raccontare oggi, per chiunque si occupi di un elemento così vitale come il cibo, è un tentativo che è necessario fare.
I clienti non vogliono sapere solo cosa mangiare, in casa come al ristorante: vogliono continuare a celebrare la vita e le occasioni in luoghi sicuri, con dei valori condivisi.

Qui sotto trovate una pratica infografica riassuntiva :)

[Photo by Orlova Maria on Unsplash]

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