#Ristokit 1 – I materiali per la stampa

Dopo le premesse, si parte. Ecco il primo degli 8 post che andranno a costituire il #RistoKit, il survival kit di comunicazione per i ristoranti: si parla dei materiali che un ristorante o altro locale deve predisporre per la stampa.
Quindi: di cosa ha bisogno un giornalista per poter scrivere il pezzo? Quali informazioni dovete comunicare? Come fate a distinguervi (e a fornire quindi lo spunto per un articolo?)?

Apre le danze Sara Porro: scrive per Repubblica di cibo, viaggi e tempo libero, per Amica di cucina, e per Dissapore di frivolezze. È uno degli autori della guida I Cento di Milano, pubblicata da EDT, che ogni anno recensisce i 50 migliori ristoranti e le 50 migliori trattorie della città.


di Sara Porro

I materiali che un ristorante – o una qualunque attività nel settore del cibo – deve predisporre per la stampa sono i seguenti: alcune fotografie e alcune informazioni.

La cattiva notizia è che ho detto “deve” invece di “dovrebbe”, e con ciò intendo che questa va considerata una parte imprescindibile del lavoro di chi gestisce l’attività. La buona è che non si tratta, al livello base, di un impegno enorme.

Il livello di complessità e di ricchezza del materiale per la stampa dovrebbe essere proporzionato al ristorante o locale: quello che è sufficiente per una panetteria non basta per un ristorante stellato (lo so che suona ovvio, non lo direi se lo vedessi applicato nella pratica).

Livello d’ingresso: una scheda del locale, che indichi con chiarezza le informazioni minime. Dalla più cruciale in su: nome del ristorante, indirizzo, numero di telefono, turni di chiusura, orari di apertura della cucina, nomi delle persone di riferimento per il locale (a seconda, può trattarsi del titolare, o dello chef, o di chi gestisce la sala), carte di credito accettate, periodi di ferie, accesso disabili, accesso animali.

Altre caratteristiche di rilievo subito dopo: è un locale baby-friendly? Intanto congratulazioni, poi va detto. C’è il seggiolone, il fasciatoio in bagno, la tata la domenica? Oppure c’è il brunch? Una carta dei cocktail? Dei tè? Delle acque? È in grado di accogliere ospiti con restrizioni alimentari? C’è un dehors d’estate? Questo è il momento di dire tutto.

Seconda operazione da fare: leggere la stampa di settore. Quali sono i ristoranti di cui si parla, e quali le loro peculiarità? Gli operatori dell’informazione hanno bisogno di una storia, uno spunto per trasformare la mera esistenza di un locale in una notizia. Se è appena aperto, questo può bastare. Altrimenti, serve una narrativa.

Avere una narrativa non significa (ripeto: non significa) avere uno stile. Tutti insieme: niente stile. I materiali stampa vanno scritti in modo piano, comprensibile, a prova di stupido, con densità di informazioni. Non servono metafore a sottolineare quanto sia coeso il team di cucina o quanto suggestiva la cucina. Quando chiedo una narrativa, intendo uno spunto di racconto.

Di cosa si può trattare? Dev’essere un tratto distintivo. Chi ha creato l’attività dovrebbe chiedersi: che cosa, esattamente, mi ero messo in testa di offrire a miei clienti? Perché ho aperto questo locale? (Se riesce a fare tutto questo senza dire “filosofia di cucina”, punti bonus).

È un ristorante di pesce? Forse valorizza il pesce povero. Di carne? Allora magari la cuoce in stile East Coast degli Usa, o la frolla mille giorni. Cucina gli insetti? In questo caso non serve nessun aiuto: i giornalisti lo ameranno. Certo, i clienti non verranno, ma sai che rassegna stampa?!

Terzo punto, di fronte al quale i primi due passano quasi in secondo piano: sono necessarie delle belle foto, descrittive e non vacuamente autocelebrative. Ma soprattutto: che non abbiano l’aria dilettantesca. Non foto fatte dal cugino del sous chef, ma foto scattate da un professionista, retribuito in modo congruo, che abbia esperienza nel settore. Serviranno foto dell’ambiente e di alcuni dei piatti più rappresentativi dell’offerta, e un paio di foto dei titolari. Sobrie per cortesia.

Le foto devono essere in alta risoluzione. Però non vanno spedite senza criterio in alta risoluzione: vanno inviate in bassa, segnalando la disponibilità a inviare quelle selezionate in alta.  Per il trasferimento, WeTransfer o un servizio analogo sono meglio dell’email

Adesso che siamo a posto con i contenuti, è il momento di vedere come comportarsi. L’elemento chiave da avere presente è la puntualità. Quando si concorda con un giornalista l’invio di foto o materiali, è cruciale rispettare la scadenza che si è concordata. La strada per finire nella lista nera è costellata di buche nelle deadline.

Domande, commenti, osservazioni? Twittateli con l’hashtag #RistoKit.
A domani!

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