I travel blogger sono i nuovi tour operator?

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A me piace viaggiare da sola, lo sapete, e amo moltissimo organizzare i miei viaggi partendo dalle mie passioni – cibo, illustrazioni, design.

Come sarebbe viaggiare in gruppo, mi chiedo?
Potrei farlo, forse, se trovassi un gruppo di persone mosse dalla mia stessa fame di cose buone, di gallerie, di caffè da sorseggiare con calma: se vi dicessi che esistono, mi consigliereste di prenotare subito?

L’affinità di cui sopra è solo uno dei temi all’interno dell’argomento “travel blogger che organizzano viaggi con tour operator” ed è tra le possibili risposte al perché certe collaborazioni funzionano oggi: un’epoca in cui si viaggia andando incontro al chi, più spesso che al dove.

Ho intervistato quattro travel blogger (anzi sei, visto che due sono coppie), che organizzano viaggi da tempo o che hanno appena lanciato i propri – in fondo trovate il box con tutti i riferimenti – per capire di cosa parliamo quando parliamo di viaggi organizzati da travel blogger: chi ne trae vantaggio, se si diventa ricchi, a quali bisogni del viaggiatore risponde.

Grazie quindi a Elisa e Luca, Francesca, Daniel, Fabio e Giulia.

1. La collaborazione: come funziona

Di base, un blogger non può vendere pacchetti di viaggio e non è un tour operator: il blogger disegna l’itinerario, basandosi sulle sue conoscenze e sui suoi viaggi precedenti in quella destinazione, lo ritaglia sulle proprie passioni e sul pubblico che lo segue.

Il tour operator cura la parte logistica, di prenotazione delle strutture e di copertura assicurativa: viene scelto dal blogger in base alla specializzazione della destinazione, e alla reputazione.

2. Il vantaggio della promozione

Se sei un tour operator, molta parte del tuo lavoro sarà focalizzato sull’organizzare e gestire i viaggi e i tour, e forse meno nel promuovere la tua attività.

Dall’altra parte i travel blogger hanno la capacità di intervenire in quella stessa attività di promozione grazie a tre elementi fondamentali:

  1. Il rapporto con i propri lettori
  2. La conoscenza approfondita della destinazione
  3. La diffusione della promozione su canali che contano un seguito e un engagement molto alto

Fabio e Giulia dicono “Abbiamo una grande esperienza su questo tipo di viaggio oltre chiaramente a raccogliere un’utenza probabilmente non raggiungibile dal Tour Operator stesso con altri canali. Nel nostro caso specifico abbiamo un audience ed un engagement sui social media che spesso il TO non ha.”

Daniel aggiunge “In molti vedono i travel blogger come una figura di concorrenza, quando invece per me può essere un grandissimo valore aggiunto visto il grande seguito e la possibilità di portare dalla parte del TO un ampio numero di clienti, dando molta visibilità a luoghi e agenzie con le quali si lavora, che prima potevano proporsi magari soltanto ad un ristretto bacino d’utenza, a differenza dei tempi d’oggi dove tutto diventa raggiungibile con un semplice click.”

3. Non solo numeri: questione di fiducia

I travel blogger permettono quindi di ispirare fiducia nel momento della pianificazione e dell’acquisto, si rivolgono a persone che conoscono benissimo e che, dall’altra parte, si lascia già ispirare da loro per programmare i propri viaggi.

L’idea di proporre questi viaggi è nata spesso dalle domande e dai feedback dei lettori dei blog: Francesca ha avuto l’idea di portare sé delle persone a fare un viaggio nel paese che conosce meglio, l’Australia, proprio dalle richieste dei suoi lettori. “Mi sono accorta che non vedo l’ora di divulgare le informazioni su questo luogo a chi è curioso di scoprirlo.”

Daniel conferma: “Negli anni nei miei viaggi in solitaria ho avuto la fortuna di scoprire un sacco di posti da sogno, creando itinerari personalizzati per i miei viaggi. Così, raccontando le mie esperienze sui social sulla mia pagina Mondo Aeroporto, in molti mi chiedevano se si potessero aggiungere come partecipanti.“

Esiste poi una profonda conoscenza del tipo di pubblico a cui rivolgersi: per Francesca sono persone tra i 25 e i 44 anni che amano fare sport e preferiscono dormire in strutture di media categoria; per Fabio e Giulia sono “famiglie, in genere con bambini, grandi e piccole, anche monogenitoriali.” I lettori di Elisa e Luca “sono persone, spesso coetanei, che si sentono autonome nell’organizzarsi il viaggio da soli.”

Nel caso di Daniel “Il target è molto diversificato. Ogni viaggio può avere una conformazione diversa ed è ogni volta specificato nel programma. Nei mesi passati ho organizzato viaggi all’avventura per chi ha spirito d’adattamento, altri più family friendly, altri invece per clienti più abituati ai comfort.”

4. La destinazione, le persone

Elisa e Luca hanno disegnato il viaggio in Messico e quello a Bruges dopo aver visitato quei luoghi diverse volte: “Sono posti del cuore”.

Francesca ha organizzato un viaggio di due settimane in Australia perché la conosce benissimo ed è in grado di “sfatare il mito che per vedere l’Australia ti serve minimo un mese e per vederla ci vogliono minimo 10.000 euro”.

Sia Daniel che Fabio e Giulia hanno visitato diverse volte i paesi che promuovono come destinazione.

Tutti loro accompagnano i loro lettori nei viaggi, e sono presenti per raccontare e condividere quello che sanno; in alcuni casi, si dotano sul posto di guide esperte abilitate.

5. L’accordo economico

Quanto ci guadagna il travel blogger per questi viaggi?

Daniel mi dà una risposta che è più o meno valida per tutti, cioè che “Ogni travel blogger ha accordi diversi a seconda dei progetti. Si possono stringere accordi sulla base della creazione di un gruppo per la partenza, ricevendo in cambio la gratuità in funzione di coordinatore/accompagnatore. Alcuni invece ricevono commissioni a seconda del numero di clienti portati al TO, altri invece ricevono una diaria giornaliera ed un rimborso spese, altri ancora sottoscrivono contratti indipendentemente dal numero di viaggi e followers tramutati in clienti.”

6. Il valore aggiunto

Non si tratta, per chi acquista il viaggio, di visitare un paese accompagnati da una persona che lo conosce a fondo, ma di fare “il viaggio così come lo farebbero quelle persone.”

Fabio e Giulia mi raccontano che “Di fatto siamo una cosa sola, è come se disegnassimo esperienze per noi, solo che le viviamo assieme. In meno di un anno abbiamo lanciato questo progetto e avuto più di 500 persone che hanno scelto un’esperienza con la nostra firma, un risultato che non ci aspettavamo neppure noi”.

Elisa e Luca aggiungono che “Sì, visiti il Messico che piace a noi, quello che conosciamo meglio”.

Come poi specifica Daniel “La parte fondamentale la svolge sempre il travel blogger che accompagna il gruppo, che deve essere bravo a creare complicità e ad essere più che guida, un amico. Condividere un’esperienza di viaggio così profonda non è una cosa da sottovalutare“.

7. Una nuova forma di turismo?

Sapere chi c’è dall’altra parte dello schermo quando si prenota un viaggio può fare la differenza, sia nella fase di pianificazione – quando chi viaggia cerca recensioni e contenuti che permettono di sapere cosa lo aspetta – sia nella fase di prenotazione – quando si ha bisogno di rassicurazioni e di fiducia: il passaparola in questo caso si attiva con molta più facilità, e insieme ai lettori decidono di aggregarsi persone al di fuori delle community dei blogger.

È una nuova forma di turismo? Di sicuro è un modello di promozione e di contenuti che può essere efficace per destinazioni, tour operator, agenzie di viaggi: un modello alla cui base ci sono persone, fiducia, e contenuti che si fanno leggere.

Per approfondire

[Photo by Ian Schneider on Unsplash]

 

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