Un paio di anni fa io ed Enrica abbiamo girato un video in cui indossavamo un copricapo di alluminio mangiando una mozzarella di bufala un po’ particolare: io ai tempi facevo i video de La ragazza della GDO, Enrica girava quelli di Prima Impressione.
Di quel pomeriggio ricordo che ero tesa di fronte alla fotocamera, e soprattutto quello che successe dopo: vidi per la prima volta Enrica alle prese con la postproduzione del video. Sapeva quel che faceva, e quando non lo sapeva non aveva paura di provare. Ricordo che pensai:
Che coraggio che ha questa ragazza, e che approccio invidiabile.
Non che mi mancasse e che mi manchi il coraggio: non starò qui ad elencare tutti i modi in cui il mio cuore contento ha agito nella mia vita, le città, l’amore, le opportunità che mi sono data. È stato di più di quello a cui ho rinunciato, finora è stato incredibile.
E quindi
Per tantissimo tempo non sono stata abbandonata dalla sensazione con cui sono nata, che avevo a 5 anni, poi a 14, e ancora a 25, e ogni tanto, ancora adesso: quella dell’incompiutezza.
Quella che di fronte al coraggio altrui mi fa dubitare che il mio sia abbastanza, ad esempio.
Quella sensazione, di sottrazione e anche di stimolo, che di fronte a qualcosa che ritieni ti manchi ti mette nella condizione psicologica di avvertire la tua diversità come una detonazione di mancanze.
La domanda da farsi a questo punto non è: cosa ti manca?
Ma: come ti compi?
Quale gesto ti fa sentire a posto?
Qual è la strada verso casa?
Cosa è giusto per te?
Sono state queste domande a permettermi di capire cosa è davvero mio, cosa conta, con cosa mi sento compiuta: non i figli, ad esempio. Scrivere, invece. Viaggiare, molto. Curare un mio progetto. Non la stabilità geografica. Applaudire al coraggio, quello sì; piangere se è necessario. Smettere di avere paura delle conseguenze, più di tutto.
Le conseguenze mi hanno fatto fare le cose che facevano anche gli altri, mi hanno impedito di mandare al diavolo chi meritava, di cambiare percorso anche quando il mio stomaco mi diceva di scendere dal treno.
C’è che nel 2017 siamo adulti coscienziosi – o irrisolti, forse combattiamo la stessa battaglia.
Poi ci sono queste benedette bolle: siamo tutti intelligenti, tutti acculturati, tutti appiattiti verso un alto che non sempre desideriamo. Mi capita di guardare alla mia vita come al risultato di una strategia di marketing: e a voi?
Se vuoi cambiare, ti serve il coraggio: lo vedo scritto su tutti i muri, ogni canzone mi parla di Se.
E se invece del coraggio cominciassimo a cambiare prendendo quello che più ci piace di noi e prendendocene cura? Soprattutto se sei una persona creativa, cosa vuoi che importi se non sai cosa è il funnel? Se ami le ciabatte, perché le ciabatte dovrebbero avere qualcosa di male o di sbagliato?
Puoi vivere bene facendo quel che è giusto per te? Sì, puoi, devi.
Anche se vuol dire sentirsi un elefante che abita nella tua stanza? Sì, sarà ancora più divertente.
Cosa succede domani
Domani parte la mia prima newsletter sul cambiamento: ho intervistato persone che hanno cambiato lavoro, vita, nazione per andare incontro ad altro. A sé stesse, il più delle volte. Se vuoi leggerla, iscriviti qui.
Cercavo il coraggio e ho trovato un pennarello: ho scritto IO sulla parete, tutto storto. Mi sono cantata, e poi ho mangiato qualcosa che mi piaceva. Non posso ricordare tutto, la vita non me la disegno sempre.