Essere donna, single e freelance (due anni dopo)

Dicembre 2015: scrivo un post in cui faccio un bilancio di come avevo vissuto il post divorzio dal punto di vista femminile, mando cv per essere assunta in azienda, sono single.

Dicembre 2016: è quasi un anno che lavoro in azienda e sto preparando il mio piano di uscita per tornare freelance, ho una relazione e sono innamorata, ho fatto pace col fatto che in azienda come nella libera professione l’importante è rimanere in equilibrio.

Agosto 2017: sono tornata single, sono rimasta donna, ho trascorso un’estate circondandomi di donne, ho intenzione di rimanere freelance e di diventare imprenditrice. Dell’essere single mi importa il giusto.

Scrivo questo aggiornamento per raccontare cosa è cambiato in questi due anni rispetto a come mi percepisco come donna e freelance, a 37 anni, e cosa importa essere single.

Essere single

A me piacciono le coppie, e mi piace l’amore. Amo le persone che si amano, quelle che si accudiscono, soprattutto quelle che progettano. Adoro le persone che si aspettano, che vanno verso l’altro, che aprono portiere, che partono e che vogliono tornare.
Ho la fortuna di conoscere tantissime coppie salde, che tra colpi, privazioni di sonno, nervosismi riescono a proseguire insieme, lungo la stessa strada.

Dopo essere stata da sola per diverso tempo e aver fatto esperienza di quanto le scelte siano frutto non della realtà delle cose ma della volontà e della percezione che ci monti sopra, l’essere single è diventata una questione non più prioritaria.
Mentre nel 2014 era una questione da prima e dopo, un piatto intero che si trovava tagliato, ora nel 2017 è quello che sono in questo momento insieme a mille altre cose, tra cui, molto più importanti, una persona che sa scrivere, che viaggia da sola, che si prende cura di sé, che dimentica spesso di ascoltarsi, che ha parecchie responsabilità nel modo in cui dirige la sua vita.

Essere donna single

Credo che – generalizzando – uomini e donne esperiscano il cambiamento con intensità, tempi, e ripercussioni molto diverse.
In me ho trovato un’ottusità che credevo maschile rispetto all’ascolto di me stessa, in me trovo radici culturali e spinte sociali – più o meno flebili – che nell’essere un nucleo familiare composto da una persona sola individuano un essere incompleto, in formazione, in divenire.

Ma dove si va una volta che ci si è innamorati se non si sa chi è?
Cosa si crea in due se quello che costruisci comprende la felicità dell’altro e non la tua?

Il rischio è di generare il famoso effetto del mostro a due teste: si è in un blob indistinto di desideri e freni che intrappola lo sviluppo dell’individuo, e nel rapporto ci si perde un po’.

Si impiegano anni per permettere a chi si è di esprimersi – o almeno, questi sono i miei tempi. In questo momento non vedo mancanze, non percepisco incompletezza, e non sento il bisogno di qualcun altro che mi dia una spinta: ci sono voluti anni per impararlo, e tocca ricordarmelo spesso.
Essere una donna single può essere mille vite, se vuoi.
Una fortuna enorme arriva dalle donne che frequento e dal momento storico del femminismo in cui vivo: l’argomento della famiglia è personale, la consapevolezza di quanto le coppie siano labili è data per scontata, ci si confronta tra individui prima e poi tra reti.

Essere donna, single e freelance

Sono tornata freelance da meno di un anno e qualche giorno fa mi festeggiavo: per la prima volta dopo quattro anni di libera professione ho un po’ di soldi sul conto che mi permettono di fare dei viaggi e di investire. E l’ho fatto da sola, senza una protezione, senza un marito, senza una famiglia.
Oggi sto lavorando a un mio progetto più ampio, di nuovo: da sola, con bravi fornitori, con il supporto di una rete favolosa.

Questa estate ho letto Meraviglioso di Cheryl Strayed, consigliatomi da un’amica: il libro raccoglie le lettere e le risposte che la Strayed ha curato come anni con lo pseudonimo di Sugar, e ogni capitolo ha un titolo che racchiude il senso della risposta.
A una lettera l’autrice risponde citando Carlo Levi: “Il futuro ha un cuore antico”.
Dice:

Amo queste parole perché esprimono con grazia e sintesi una cosa verissima, ovvero che ciò che diventiamo nasce da ciò che siamo nella parte più originaria di noi stessi; che sappiamo e al tempo stesso non sappiamo cosa sia, ma che dobbiamo manifestare nella nostra vita

Il punto in cui mi trovo ora è una mescolanza di tutto quello che è stato: la nascita al sud, gli studi in comunicazione, le esperienze in azienda, la mia prima cotta a 17 anni per un artista, i viaggi che ho fatto, la libertà che mi sono presa e quella da cui mi sono fatta spaventare, l’amore che mi ha riempito e quello che mi ha bruciata, quello che volevo diventare a 10 anni e quello che desidero per me adesso.

Ho la gran fortuna ora di essere in una strada verso il centro di me stessa e il dovunque-io-voglia-andare-nel-mondo, e da individuo che ora è freelance credo che sia una gran cosa: per tanto tempo ho voluto la sicurezza di un’azienda, per anni ho desiderato sapere quello che sapevano gli altri, ho invidiato a lungo le coppie professionali, e mi sono tenuta un passo indietro rispetto a me stessa.

Sto dove sto ora, sono chi sono: non ho risposte, solo passi.

Credo che sia arrivato il momento di fare quel passo, di andare verso il futuro con il mio cuore antico, portandomi dietro e spingendo avanti chi sono, tenendo in equilibrio la delicatezza e l’irruenza di essere a volte single, a volte donna e, finché lo sono, freelance.

 

Iscriviti alla mia newsletter

Vuoi ricevere anche gli articoli del blog?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.
Tutti i campi sono obbligatori.