Mangiare fuori: come scegliete dove andare?

Cenare fuori è un’esperienza che mi rende felice: con Fabrizio ci regaliamo una cena in ristoranti che amiamo, che siamo curiosi di provare, o da-provare-almeno-una-volta-nella-vita ogni uno-due mesi, in modo da raggiungere un budget che ci permetta una cena fuori e anche di pagare le bollette.

Non disdegnamo le cene sociali in posti low budget, anzi, ce ne fossero di più a Milano saremmo tutti più felici, ma il più delle volte low budget vuol dire cene medie o scadenti spendendo 25-30€, quando in realtà aggiungendo 10-20€ mangeremmo tutti meglio avendo delle esperienze gastronomiche certamente più gratificanti: la cosa assurda è che qui a Milano ci si vede poco, è difficile organizzarsi per uscire perché più o meno ognuno ha un impegno diverso, e si finisce per vedersi una volta ogni due mesi.

Allora, dico io, non sarebbe bello condividere una cena appagante, che non sia un sottofondo a delle chiacchere ma che accompagni la conversazione in modo importante, magari spendendo poco di più? Perché il cibo è importante, esistono sicuramente delle estremizzazioni e noi siamo una di quelle, così maniaci, così attenti, sempre critici, sempre curiosi, ma io, da foodblogger golosa, davvero non capisco perché bisogna uscire a cena e mangiare male solo perché si vuole spendere poco. O peggio: mangiare male e spendere tanto perché il locale è molto cool.

Se esco per andare a cena fuori, che senso ha uscire se il cibo è cattivo, se il locale è rumorosissimo, se il conto è sproporzionato rispetto a quello che ho mangiato?

Il paradosso è che per me uscire e mangiare male equivale a una serata rovinata, a un brutto ricordo, e mi mette di malumore: per la maggior parte delle persone il cibo è assolutamente secondario, hanno stomaci di amianto e palati di stagno, e mangiare male non intacca minimamente il loro umore. Per molti un salame di plastica, il ragù con il macinato di terza scelta, il dolce con la crema posticcia è indifferente, basta pagarlo poco.

Qualche esempio: agli amici non proponiamo mai Cavallaro o il Sempione42, posti che amiamo ma dove la spesa, sui 50-60€, è improponibile per loro. Significherebbe forzarli, e non vogliamo questo. Abbiamo quindi provato a organizzare una cena al Manna un mesetto fa, il Manna dove, vini esclusi, si spende 48€ prendendo tutte le portate. Sono porzioni piccole, strutturate in modo tale che uno stomaco capiente prenda tutto il menu, ma con un primo e un secondo si sta bene, non si torna a casa affamati e si spende sui 35€ con un bicchiere di vino. Abbiamo letto il terrore negli occhi dei nostri amici, e abbiamo ripiegato sull’Acquasala, ristorante pugliese onesto, con portate abbastanza condite, ma un posto che offre piatti semplice e gustosi. Il conto è stato lo stesso, forse 2€ di meno.

Per dirla brutalmente, è solo una questione di soldi? Ognuno spende il proprio stipendio come preferisce. C’è chi fa aperitivi tutte le sere, chi è abbonato a 150 riviste, chi va ai concerti tutte le settimane, e alla fine quello che esce dalla tasca per il proprio benessere (chiamiamolo genericamente così) può essere la stessa cifra, addirittura superiore, di quella che noi investiamo per cenare fuori.

Io rinuncio al parrucchiere, all’estetista, alle scarpe, a tante cose e reinvesto i miei risparmi per andare da Aimo, o prossimamente da Leveillè. C’è chi non rinuncia a nessuna di queste cose, oppure lo fa e reinveste il proprio capitale in giacche, viaggi, regali. Sono scelte, nessuna delle quali è criticabili obiettivamente. Io non le comprendo, ma ovviamente le capisco, perché capisco le motivazioni dei miei amici. Allora, se non è una questione monetaria, cosa è? È forse una questione culturale? Forse l’Italia è davvero quel popolo di ignorantoni di cui Striscia si fa portavoce: davvero è così?

Voi, come la vedete: cosa scegliete quando uscite a cena fuori? Vi spaventa un posto dove c’è l’entrée e il predessert? Quanto spendete per mangiare fuori? Quali sono i vostri criteri per scegliere un locale? Conta la posizione e da chi è frequentato? Voi, le leggete le guide? Cosa ne pensate dei locali dove si spende intorno ai 60-70€? E di quelli dove se ne spendono 20€? E’ facile cenare fuori con gli amici, avete gli stessi gusti? E voi ristoratori, cosa succede nei locali? Come è la media dei clienti? Quanto è attenta al portafoglio? Cosa provate quando il vostro ristorante è vuoto e quello che offre pesce morto a venti metri dal vostro locale è pieno e c’è la fila fuori?

Ci sono 45 commenti

  1. Che dire, condivido quello che dici rispetto al fatto che è inutile mangiare roba poco più che insignificante a 35-40 euro, e non osare spendere di più, con il “rischio” però di mangiare bene. Però tant’è, le poche volte che mangiamo fuori, ad andare in posti dove si spendono più di 50 euro a testa non me la sento. Il perché è presto detto: io sto guadagnando davvero poco in questo periodo ma, soprattutto, il mio compagno non è un gourmet come fabrizio (nessuno è perfetto!), e sarebbe per lui davvero una forzatura… Tra l’altro, visto che sono davvero stufa di spendere troppo per quel che mangio, a mangiare fuori a genova ci vado sempre più raramente (restano due posti che mi danno soddisfazione, ma niente di trascendentale).
    In conclusione non trovo affatto scandaloso spendere tanto per mangiar bene, anzi… La gente (se può permetterselo) è giusto che spenda i suoi soldi in ciò che la appaga di più, che siano vestiti costosi, parrucchieri, aperitivi o buone cene! Il problema è che ci sono persone e famiglie (tante)che proprio non se lo possono permettere, se non una volta l’anno. Quindi se non vogliamo essere un paese di ignorantoni, forse anche i ristoratori potrebbero metterci del loro, provando a lanciare delle proposte per rendere più accessibili i loro ristoranti (l’esempio del menù trattoria di Cavallaro, anche se non ci sono mai stata, mi sembra interessante in questo senso).

  2. @K: hai colto il senso del post quando hai espresso ciò che da cliente vorresti di più da un ristoratore, perché molte volte la domanda non è molto chiara. Sul mangiare fuori spendendo certe cifre, è vero che ho la fortuna di avere Fabrizio accanto ad accompagnarmi nelle mie escursioni. Escursioni che anche per noi sono sempre più rare, visto che per avere una vita normale ho rinunciato al secondo lavoro e faccio un part-time. Mi sembra di capire che l’offerta non sia molto interessante a Genova, per te. O ho capito male?

  3. Visto che io sono undi quei ristoratori sempre vuoti che a 30 m hanno il ristorante di pesce morto la pizzeria di gomma e i fratelli di carne siliconica sempre pieni non posso dire altro che mi girano i maroni a elica .
    Non so darmi un risposta purtroppo posso solo dre che la cliente la non è pronta ancora a rapportarsi con un ristorante che non sia classico dove trova le cose clessiche dove paga il classico conto alto in rapporto alla qualità , in più in sto periodo non escono e chi esce si limita massimo a 2 piatti(n primo e un dolce non credete) il vino non lo prende più nex
    la soluzzione a tutto però èancora misteriosa

  4. Non lo è. O almeno, non rispetto ai prezzi proposti. Cioè se spendo più di 100 euro (in due) vorrei qualcosa di più che la qualità della materia prima che è ovvio che è fondamentale. Voglio abbinamenti studiati e azzeccati, voglio creatività e voglio vedere che dietro quel piatto c’è dietro qualcosa. Invece a genova spendi quella cifra solo per mangiare roba che non sia surgelata! L’ultima cena fuori un mese fa in un ristorante abbastanza rinomato è stata l’ennesima delusione: come si fa a proporre del tonno fresco scottato con salsa tonnata (fatta col tonno in scatola!!)? o una tagliata di carne (ottima) completamente annegata nel marsala (che il sapore della carne non si sentiva più). Entrambi i secondi costavano mi pare 25 euro! Se invece vai in trattoria a genova non mangi tanto male, anzi, ma parliamo di una roba diversa, di un buon piatto di trofie al pesto o di un fritto decente. Però ecco visto che so cucinare magari me le faccio a casa ste cose.

  5. io forse non faccio testo perchè alcuni di voi sanno come sono sempre alla ricerca di ristoranti che mi sanno entusiasmare o mi fanno star bene.. in questo vi dico come scelgo io che tiene conto delle mie possibilità e della mia voglia di approfondire le conoscenze di luoghi che mi fanno star bene
    Io cerco sempre di andare in posti dove in qualche modo possa uscire con un ricordo, una sensazione nuova.. e i ristoranti li scelgo in base a questo criterio, preferisco non andare a mangiare la pizza per due volte di seguito per avere la possibilità di andare a mangiare i crudi di Alice o di Nicola Cavallaro, questo perchè so che posso provare il piacere di mangiare e non la senzazione di nutrirmi e far passare la fame.
    Ora in questo io sono esagerato, lo so, e un pò mi aiuta il mio lavoro che mi manda in giro per l’italia sempre spesato, ma la gente non è vero che non capisce niente, alla gente non piace avere un conto “pesante” quando si aspetta (magari per sua ignoranza) un conto leggero ma va in quei posti dove ha dei punti di riferimento, dove torna volentieri, dove gli ha consigliato l’amico, dove sa che lo trattano bene.. sono pochi secondo me quelli che cercano nell’andare al ristorante delle senzazioni.. uno vuole mangiar bene e spendere non poco, il giusto. sta a noi fargli credere e convincerlo che quello è il giusto e sta a noi creare le condizioni perche le persone vengano da noi e lo dicano agli altri

    roberto

  6. La ristorazione napoletana è scadente, inutile negarlo. Ho la fortuna però di poter disporre almeno di pizzerie serie, e quindi poter uscire anche spendendo pochissimo. Mi sconcertano spesso i consigli degli amici, che mi raccomandano vivamente questo o quel ristorante nel quale so per esperienza che si mangia in un modo indegno. E nemmeno si spende poco. Non è una questione di soldi: spesso è una questione di cultura gastronomica che manca. Quello che so è che quando mi concedo (raramente) una cena da Gennaro Esposito o da Libera Iovine, ad esempio, non rimpiango un solo centesimo di quanto spendo. Ma a cena ci andiamo in due; gli amici (tranne quelli conosciuti grazie alla comune passione culinaria) non sono particolarmente interessati alla qualità del cibo, e questo spiega le code che si formano all’esterno di certi ristoranti di ignobili catene che purtroppo sono approdate anche qui. Che effetto mi fanno? Tristezza, rabbia. Anche perché i pochi ristoranti con un ottimo rapporto qualità-prezzo che ho conosciuto negli anni hanno chiuso tutti, uno dopo l’altro. Ne ricordo uno favoloso a Miliscola, un altro ad Amalfi…

  7. Maria Chiara, io distinguo tra le volte in cui ho voglia di mangiare bene, di assaggiare, di sperimantare, di fare esperienze gastronomiche, e in tal caso non bado ai 15-20 euro in più, dalle volte in cui ho semplicemente voglia di stare in compagnia di amici e la cena è solo un pretesto per incontrarsi.
    Io a Milano esco spesso con gli amici, molte volte ci si vede nelle case ma tante altre andiamo fuori, in tal caso spesso ci accontentiamo anche di una volgare pizza dai fratelli vattelapesca

  8. Sulle modalità di scelta della massa ancora non riesco a darmi tante spiegazioni: per esempio c’è una gelateria sotto casa mia che ha sempre il pienone e la fila di gente fuori ad aspettare ma fa un gelato orribilmente spumoso e che ha tutto lo stesso sapore mentre le altre 8 gelaterie del quartiere, infinitamente migliori e attente agli ingredienti, sono spesso deserte.
    Per quanto mi riguarda, ho dovuto limitare molto le mie uscite al ristorante per motivi di budget (a Firenze i prezzi sono folli e a dirla tutta difficilmente giustificabili nel 95% dei casi) e anche perché, avendo la moglie vegetariana, molti locali mi sono preclusi dall’ottusa ignoranza dei gestori. Per questo al momento di scegliere devo poter andare sul sicuro: consulto le guide online (quelle fatte dagli utenti) ma mi faccio anche consigliare dagli amici (molti dei quali lavorano nell’ambito enogastronomico). La scelta comunque di solito cade sulla proposta “particolare”: il menu a tema, alcuni piatti insoliti, la carta dei vini accurata, ecc. perché avendo la fortuna di saper cucinare non mi va di andare a buttare via 50 euro per mangiare quello che mi so cucinare da solo a casa. E prima di portare gli amici a spendere un sacco di soldi in un posto, seppure buono, piuttosto li invito a mangiare da me.

  9. Io non ho paura di spendere qualcosa in più per mangiare bene epe r fortuna ho alcuni amici che mi seguono o addirittura mi propongono i posti.
    Però anche vero che non sempre è solo questione di non poterselo permettere. E’ anche una questione di scelte. Ho un collega che quasi tutte le mattine spende sui 10 euro di riviste che non sembra molto ma alla fine del mese fatto per 5 giorni a settimana sono 200 euro cioè più di quanto spendo io al mes e pe r due cene sui 60/70 euro l’una. Però all’apparenza sembra che io spenda di più e non è così,
    Sono scelte, ognuno spende i propri soldi dove vuole (quando li può spendere, s e poi parliamo di chi non si può nemmeno permettere il giornalaio tutti i giorni è diverso. Ma allora stiamo facendo due discorsi diversi).
    Tempo fa ho consigliato un posto dove mangiare pesce a degli amici, hanno speso sui 35/40 euro compreso il vino ed erano pure scioccati. Sinceramente adesso mi imbarazzo anche un po’ a dare consigli.

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