Come funzionano le erboristerie in Italia

Quando entriamo in un negozio di scarpe, sappiamo cosa ci troveremo: delle scarpe. Delle borse a volte, o delle cinture in altri casi. Potremo trovare delle scarpe eleganti o sportive a seconda delle insegne. Cambierà il prezzo e la qualità del materiale in base al marchio, o alla collocazione del negozio. Alcuni modelli ci sembreranno uguali ad altri già visti, e in alcuni casi sapremo riconoscerli solo se abbiamo un po’ di conoscenza di moda o di marketing.
C’è un’altra cosa: quando cerchiamo delle scarpe, scegliamo in base all’esperienza, ai consigli, agli acquisti sbagliati e alla capacità di acquisto. Non sempre siamo consapevoli di quello che stiamo comprando ma abbiamo dei parametri che ci aiutano a regolare il nostro radar per lo shopping: andrò alla Rinascente durante i saldi se voglio trovare le A. Bocca dell’ultima stagione, andrò all’outlet di Settimo Torinese per comprare le scarpe da corsa con cui non so se correrò mai, quindi investo poco.

Tutto questo discorso di consapevolezza ed esperienza si complica quando parliamo di erboristerie: cosa cerchiamo, quando entriamo? Spesso, l’insegna inganna e non siamo in grado di riconoscere erboristerie che vendono creme da quelle che vendono biscotti da quelle che si occupano di piante officinali. Entriamo col mal di pancia e non sappiamo se usciremo con integratori, tisane, miscele, oli essenziali. Vogliamo delle caramelle, ma queste non le vendono anche alla Coop? E questa preparazione, la fanno loro o è prodotta da un’azienda? Uhm: se ci penso, so capire in quale tra i due casi mi sento più sicura? Nel dubbio, compro un olio essenziale con cui profumare la casa, tanto sono innocui: ah no, nemmeno quello.

Il mondo delle erboristerie e dei prodotti erboristici, avrete capito, è più complesso di quello delle scarpe: questo post serve per raccontare come riconoscere le differenze tra le varie erboristerie, e come orientarci nel mondo delle preparazioni erboristiche. La curiosità è nata da una chiacchiera con Valentina e Marco di Inedito Lab, un laboratorio erboristico di Bassano del Grappa: ci siamo conosciuti su Instagram, e abbiamo fissato una call per conoscerci. La loro esperienza, simile a quella di tante erboristerie, mi è sembrata rappresentativa di un mondo di cui sappiamo poco, e ho voluto raccontare le cose che ho sentito, e letto.

Una nota: la parte legislativa relativa ai prodotti erboristici è una materia parecchio articolata. Non ho la pretesa né gli strumenti professionali per dipanarla per cui vi fornirò un racconto limitato. Oltre all’intervista, in basso vi lascio le fonti consultate.

Chi è Inedito Lab

Inedito Lab è un’erboristeria con laboratorio artigianale che si trova a Bassano del Grappa: aperta da due generazioni, oggi ci sono Marco e Roberta insieme ad Alena e Mariluna, erboriste, e Valentina alla comunicazione. Sul loro sito specificano

“Siamo tutti erboristi e biologi laureati, specializzati nell’analisi e valutazione farmacognostica delle piante officinali.”

La formazione sulle materie prime è l’aspetto principale della loro professionalità, insieme allo studio della flora locale: negli anni ‘70 i genitori di Marco hanno iniziato un censimento delle piante del territorio, raccolto in un erbario, e partecipato alla creazione di oasi naturalistiche e percorsi didattici. Hanno da sempre sostenuto il lavoro delle piccole coltivazioni rispetto alla raccolta spontanea, per promuovere la tutela del territorio e la biodiversità.

Credits: Inedito Lab

Il racconto poetico della piccola erboristeria local, però, si ferma qui: la verità è che le erboristerie a chilometro zero non esistono, e loro non fanno eccezione. I prodotti in vendita, che siano sviluppati in laboratori di proprietà, o acquisiti da distributori esterni per rivenderli, sono parte di sistema di commercio mondiale e globalizzato. Certo, come per tutti i settori, è possibile compiere delle scelte più o meno consapevoli ed etiche, come privilegiare le piccole produzioni rispetto alle multinazionali, cercare di rispettare l’ambiente ed il lavoro delle persone. Ma il fatto in casa non esiste, e meno male, visto che si tratta di piante per la salute.

L’altra specifica di Inedito Lab che ci dà il via per passare ai paragrafi successivi ha proprio a che fare con la sicurezza e la legislazione:

“Rispondiamo a tutte le normative in termini di HACCP, Certificazione Biologica ed il nostro laboratorio è autorizzato dal Ministero della Salute per la produzione di integratori alimentari.”.

E quindi.

Erboristerie in Italia: cosa dice la legge

Oggi la legge dice che: chiunque può aprire un’erboristeria, più o meno. Ci sono tre casi:

  1. La persona che apre l’erboristeria ha una laurea in Tecniche Erboristiche (e simili) o in Farmacia: potrà vendere piante officinali sfuse e prodotti confezionati. Potrà inoltre miscelare a banco gli sfusi (piante in taglio tisana o polvere) in maniera estemporanea, per rispondere con una formulazione personalizzata all’esigenza del cliente.
  2. La persona che apre l’erboristeria non ha laurea né diploma in Tecniche Erboristiche (e simili) o in Farmacia: potrà vendere piante officinali sfuse e prodotti confezionati, ma non potrà miscelare in maniera estemporanea.
  3. Una qualunque attività commerciale autorizzata alla rivendita di prodotti alimentari confezionati potrà dedicare parte dell’offerta a prodotti erboristici sfusi e confezionati, ma non potrà miscelare in maniera estemporanea.

Volendo marcare la vera differenza tra le tre figure, e quindi tra le tipologie di esercizi, nel primo troverete una persona che sa guidarvi con più consapevolezza per migliorare il vostro benessere: una cosa è vendere prodotti altrui, un’altra cosa è un’altra cosa è conoscere a fondo il regno vegetale e gli effetti delle piante sulla nostra fisiologia, possedere le conoscenze e la pratica per selezionare, controllare la qualità del prodotto, formulare e quindi, alla fine, indirizzare meglio le richieste che arrivano.

Ci sarebbe da discutere sul ruolo delle piante nella cura delle persone, e quindi tagliamo la testa al toro: la pianta favorisce il benessere, la farmacologia fa il resto, ed entrambe possono avere controindicazioni, più o meno lievi, o certificate. Il medico è il primo referente, l’erborista è la sponda di dati, informazioni e prodotto: in un’ottica di strutturare un percorso di salute integrato, i due ambiti possono collaborare, ad esempio sulla prevenzione o sul mitigare gli effetti collaterali di certe cure.

Le erboristerie, insomma, sono luoghi dove il cliente va guidato, e dove in teoria si delineano limiti dell’autocura e della “cura” con le piante: l’erborista ha la responsabilità di far comprendere al cliente quando è possibile migliorare la qualità di vita grazie alle piante officinali e quando invece è necessario rivolgersi al medico.

Credits: Inedito Lab

Sviluppare prodotti erboristici: come funziona

Sviluppare prodotti erboristici oggi è diverso da quello che si faceva anni fa: è cambiata la legislazione, e questo lo vediamo dopo, e sono cambiate le tutele e le certificazioni richieste.
Prima di addentrarci nell’intricato mondo delle leggi, vi racconto come funziona il processo che dalla pianta porta al prodotto finito: quello che, a questo punto lo abbiamo capito, può portare avanti solo una certa figura di erborista con una determinata preparazione e titoli di studio.

Una nota: quando parliamo di prodotti erboristici distinguiamo le piante officinali e le miscele a base di piante officinali dagli integratori alimentari notificati al Ministero della Salute. Questi ultimi sono infatti gli unici prodotti che per legge possono vantare in etichetta le indicazioni fisiologiche di utilizzo. Tutti gli altri prodotti erboristici sono considerati alla pari dei generi alimentari.

Ecco quindi i passaggi per lo sviluppo di un prodotto erboristico

  • Si comincia con la selezione delle materie prime: nel caso di Inedito Lab, la scelta è volta a ricercare qualità e sostenibilità, pescando da una piccola rete di professionisti bypassando per quanto possibile le lobby di importazione, e privilegiando piccole realtà familiari o sociali.
  • Quindi si acquista la pianta o un semilavorato (come ad esempio olio da spremitura a freddo, burro e olio essenziale).
  • La pianta può essere utilizzata in taglio tisana, in taglio granetta, polverizzata o processata con lavorazioni che preservano i principi attivi. Le piante in taglio tisana e in polvere possono essere miscelate a banco dagli erboristi laureati in maniera estemporanea. Possono in alternativa essere utilizzate in laboratorio per create tinture a base idroalcolica, oleoliti, miscele polverate o di oli, e capsule. Nel caso di Inedito Lab, si procede con tecniche erboristiche tradizionali, per lo più manuali e con pochissimi macchinari.
  • Se i prodotti vengono notificati come integratori alimentari, arriva un’ulteriore burocrazia: i prodotti devono seguire un iter di regolamentazione particolare, perché se voglio specificare in etichetta le indicazioni fisiologiche, devo depositarla al Ministero della Salute. Per inciso: ogni etichetta di integratore alimentare depositato ha un costo di circa 160 euro.
Credits: Inedito Lab

La legislazione sui prodotti erboristici

Nel 2002 il prodotto erboristico a base di piante officinali è stato traghettato all’interno della normativa degli integratori alimentari, il Decreto Legislativo 111/92, o meglio: con la direttiva 2002/46/CE sono state riavvicinate le legislazioni degli stati membri dell’Unione Europea relative agli integratori alimentari. Questa normativa ha stabilito le regole per la produzione, etichettatura, commercializzazione e sicurezza.

Di fatto, questa legge ha introdotto per alcuni prodotti a base di piante la possibilità di diventare integratori alimentari: per questi è possibile scrivere in etichetta le indicazioni fisiologiche di utilizzo.
Dal 2002 ad oggi, la normativa si è evoluta definendo con sempre maggior precisione le piante che possono essere contenute negli integratori, le parti di piante da utilizzare e le funzioni fisiologiche riconosciute.

Tutte queste normative servono a tutelare il consumatore, con dei ma, o almeno: dei “e se fosse”. Sappiamo che ci sono delle direttive e normative che regolamentano l’uso di piante ed erbe nei prodotti erboristici: le piante utilizzate devono essere valutate in base alla loro sicurezza e all’efficacia, e i produttori devono fornire dati scientifici che supportino l’uso di tali piante nei loro prodotti.
Quindi, quando registro un prodotto erboristico presso il Ministero della Salute devo anche fornire delle indicazioni sulle proprietà e gli utilizzi, e molto spesso questi diventano limiti legislativi che si scontrano con l’esperienza degli erboristi: per legge non posso sviluppare e vendere un prodotto vantando delle proprietà non certificate.

Tutte le piante officinali ed i prodotti erboristici della tradizione esclusi dall’elenco ministeriale, poi, rimangono in una sorta di limbo legislativo.
Se da una parte è stato fatto uno sforzo per aiutare il consumatore nella scelta, dall’altra una fetta della tradizione erboristica d’uso rischia di essere esclusa dal mondo erboristico.

E questo ultimo paragrafo ci porta, finalmente, alle conclusioni.

Credits: Inedito Lab

Conclusione

Nel suo libro “È naturale bellezza”, Beatrice Mautino dedica un capitolo agli oli essenziali, e scrive

Gli oli essenziali non sono in grado né di combattere un’infezione virale né di stimolare il sistema immunitario, ma ci sono dati interessanti sulla loro azione sinergica con gli antibiotici per combattere le infezioni batteriche. Questo, mi spiega Valussi, «è un sistema che potrebbe avere qualche effetto nella riduzione del fenomeno dell’antibiotico-resistenza.

Ci sono le leggi, ci sono i dati scientifici, ci sono i libri, le ricerche, le persone, l’etica: c’è da chiedersi se la tradizione erboristica che attesta l’utilità di certe piante e attribuisce determinate proprietà a dei prodotti sia su un piano diverso rispetto alla legislazione, o se la legislazione e la scienza parlino poi la stessa lingua.

Di fatto la dimostrazione dell’efficacia è uno dei problemi più complessi delle preparazioni a base di erbe officinali, anche quando la composizione è compatibile con la sola azione salutistica, senza alcuna pretesa terapeutica.

C’è la pianta, la tradizione e c’è l’evidenza scientifica: la scienza parla il linguaggio di principi attivi, e innumerevoli sono gli studi che certificano la farmacologia dei principi attivi contenuti nelle piante.
Ma le piante sono molto di più: sono esseri viventi in continua evoluzione, che portano con sé oltre al patrimonio genetico anche le modalità di adattamento dell’individuo all’ambiente, le influenze dell’ecosistema, la fotografia del momento in cui sono state raccolte e non da meno l’impatto delle lavorazioni successive.

Per muoversi consapevolmente nel complesso mondo dell’erboristeria, è quindi importante scegliere bene il professionista che ci guida.

Insomma: spero di avervi complicato la vita, perché di base è un po’ la mia missione segreta. Spero che entrando in un’erboristeria, da qui in poi, abbiate più informazioni per orientarvi, capire, chiedere di quante ne avevate ieri.

Credits: Inedito Lab

Fonti

Ecco alcuni link che ho consultato per l’articolo

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