Vi presento Guscio, il mio podcast per Storytel

Oggi esce Guscio, il mio podcast sulla psicoterapia per Storytel: 1 prologo, 6 episodi, 1 cena, 3 amici, 12 mesi di lavoro, e soprattutto, 5 anni di psicoterapia.
Qui vi racconto cosa troverete in Guscio, perché ho scelto di farlo, e che lavoro c’è dietro.
Intanto: per ascoltarlo, lo trovate in esclusiva su Storytel. Qui c’è un link per una prova gratuita di 30 giorni.

Cosa è Guscio

Guscio è un podcast sulla psicoterapia: la mia, ma non solo

Questo è il modo che ho scelto di introdurre ogni episodio del podcast.
Libero subito il campo dagli equivoci, e vi dico cosa non è Guscio:

  • Non è un podcast che indaga le correnti e le teorie della psicoterapia
  • Non è una storia inventata
  • Non è un racconto di quello che accade nella stanza della psicoterapia

Quindi:

Vi racconto i fatti miei, ma non tutti.

In Guscio c’è un pezzo importante della mia vita, insieme al vissuto e all’esperienza dei miei amici Massimo, Marianna e Sara. Insieme proviamo a rispondere alle domande sulla psicoterapia che ho ricevuto nel corso del tempo, e che sono le stesse che mi sono fatta io: alcune di queste domande sono state tra i fattori di resistenza per cominciare una terapia.
Eccole qui:

  • Perché andare in terapia e perché non ci andiamo prima?
  • Sei a tuo agio nell’essere vulnerabile?
  • La psicoterapia ti aiuta a cambiare l’idea che hai di te?
  • Ti è più facile controllare quello che senti o capire come stai?
  • Se vado in terapia, cambierò idea sull’amore e le relazioni?
  • Come puoi fare a capire che certe cose del passato si sono risolte?

In ogni episodio troverete fatti e opinioni che rispondono a questi dubbi, e vi permettono di capire le fatiche e le certezze che avevo prima della terapia, le idee e le narrazioni che sono cambiate dopo. E insieme: il punto di vista più ampio di chi è ricorso ad altri strumenti di supporto, tra cui analisi e psicofarmaci.

Qui sotto, la copertina disegnata da Roberta Ragona, aka Tostoini.

Come è fatto Guscio

Per questo podcast, ho voluto seguire l’esempio di Sharon Mashihi, che apre il suo Appearances con un prologo, questo: l’ho ascoltato centinaia di volte, come un esempio strepitoso su come fare autofiction, cioè come narrare la propria vita dichiarando cosa è vero, e cosa non lo è.

Ho pensato di dover fare lo stesso patto con chi mi avrebbe ascoltato, e quindi: nel prologo trovate 7 premesse che riguardano quello che sentirete. Premesse di contenuto, e anche di metodo: di cosa non parlerò, come è stato realizzato, come ho gestito la questione privacy, se sarò onesta, se parlerò di cibo, se utilizzerò il femminile o il maschile per rivolgermi a chi ascolta, a quali domande proverò a trovare una risposta.

Poi ci sono gli episodi: 6, ognuno di 30 minuti circa.
Ogni episodio parte con un aneddoto, che riguarda cosa credevo, come mi comportavo, come vivevo prima della psicoterapia: spesso, questo aneddoto riguarda il cibo. Poi c’è un dopo, che è fatto di consapevolezza, e di scoperta: in mezzo, vi mostro un pezzo del mio passato, e come la psicoterapia mi ha aiutato a lavorare sugli effetti.
Sono episodi molto intimi, molto sinceri, tutti realmente accaduti: li ho scelti per mostrare come la terapia lavora sulla consapevolezza e quanto sia motore di cambiamento.

Infine, c’è una cena.
In ogni episodio, troverete le voci di 3 amici: Massimo, Marianna e Sara. Abbiamo fatto una cena, qui da me: una cena che è stata registrata in presa diretta, una cena pazzesca per quello che è venuto fuori. Questi amici hanno tirato fuori parole, esperienze, dolori e gioie che ingrandiscono il racconto: tra un bicchiere di vino, un riso con la cannella e un cavolfiore abbiamo parlato di psicofarmaci, famiglie, orgoglio, pregiudizi.

Last but not least: la parte audio.
Quando ho cominciato a lavorare con Rossella Pivanti, le ho detto che non avrei voluto un podcast che sembrasse troppo italiano, dove intendevo l’inserimento di musichette di accompagnamento spesso casuali. Le ho mandato delle references, e lei mi ha sorriso: ci eravamo capite. Quando ascolterete Guscio, lo capirete subito. Il sound design è intimo, nodoso, a volte straniante. Riflette al 100% il mood di chi si perde, riflette, si ritrova. Riflette l’intenzione e i sentimenti. Insieme a questo, c’è la cena, registrata dal vivo: avremmo potuto sentirci a disagio, circondati da team di produzione, e invece è filato tutto liscio.

Perché ho scelto di parlare di psicoterapia

Come sempre, quando scrivo, mi stupisco del risultato: perché, a rileggermi, mi sento più brava di quello che a volte credo, certo. Ma soprattutto perché è solo tempo dopo aver messo la parola fine che riesco a cogliere la visione di insieme di quello che ho scritto.

Ho voluto fare questo podcast per parlare alle persone della bontà della psicoterapia, a modo mio, e cioè: senza semplificare. Ho voluto parlare di cambiamento con la complessità che merita: in ogni episodio la potete toccare, perché passate per mesi, anni, ragionamenti, fatiche. Alla fine trovate qualcosa di diverso, ma senza illudervi che ci voglia poco. Ho scelto di esporre il percorso nel modo più asciutto e nitido possibile: raccontare la psicoterapia in maniera onesta permette di capire qual è l’impegno, ma anche quanto è enorme la ricompensa.

Ho voluto mostrare, mettendo a nudo alcuni aspetti del mio sentire e ragionare, quanto sia cambiato il mio rapporto con la frangibilità: come dico anche in Guscio, “Esporre qualcosa di difficile non è mostrare debolezza, ma allenarsi a diventare elastici. Ci spezziamo tutti, ci spezziamo spesso, ci spezziamo comunque: ma con la terapia, è più difficile spezzarsi del tutto”. Non avrei mai potuto fare questo podcast anni fa, quando mostrare chi ero intimamente non era pensabile. Credo che questa esposizione sia benefica per me e per altre persone.

In ultimo, sarebbe un mondo migliore se fossimo persone più consapevoli: non buone o cattive, ma solo consapevoli. È un esercizio che passa spesso attraverso la psicoterapia, dove un occhio esterno ci aiuta a negoziare con tutte le parti di noi e senza arrivare alla fine dell’arcobaleno, per giunta. Non esiste un premio o una consolazione nel conoscersi bene, ma si ha l’indubbio vantaggio di abitare testa e cuore con meno lotte e maggiore compassione. Quanto fa bene, tutto questo. Ecco: Guscio lo racconta con generosità.

Ringraziamenti

Questo podcast non sarebbe stato possibile senza il lavoro e il contributo di diverse persone, e vorrei ringraziarle tutte.

  • Il primo ringraziamento speciale va a Massimo, Marianna, Sara: quando li ho coinvolti, ho pensato alle loro esperienze e alla loro sensibilità sul tema. Sono persone che si espongono a livelli molto diversi dai miei, eppure sono stati generosi e onesti: sono sicura che le loro esperienze vi saranno di ispirazione.
  • Grazie a Marco Ragaini e Benedetta Aroldi di Storytel, che hanno seguito il progetto, la cena, hanno accolto le mie riflessioni e le domande, e hanno detto di sì al mio secondo podcast con loro dopo Lingua: è sempre bello essere pubblicati da voi.
  • Un enorme grazie ad Alessandra Mele di Bookat, la mia agente, senza la quale Guscio non sarebbe esistito: a volte sono 100% artista creativa, e ho paura. Alessandra sa mettere al guinzaglio le mie paure, e motivarmi, sempre.
  • Un applauso di ringraziamento va a Rossella Pivanti, che ha curato il sound design e il montaggio di Guscio: è stata presente e discreta, rapida e supportiva, ha accolto le mie idee, le ha integrate con la sua sensibilità. Spero di lavorare ancora mille volte con lei.
  • Grazie a Roberta Ragona per disegnare sempre così bene le idee.
  • Grazie a Lisa Oldani e Viola Marconi, per l’incredibile lavoro di comunicazione di Guscio.
  • Un grazie a Francesco Andreoni e Stefano Tumiati, fonico di studio e fonico di presa diretta.

Cosa dire: buon ascolto!

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